Il rione Santa Maria Goretti si trova in un'area molto appetibile, di fronte al trafficatissimo aeroporto Fontanarossa. I cittadini sostengono che la zona, una volta "svuotata", sarebbe perfetta per creare un mega-albergo. Il vicesindaco nega, ma il primo cittadino Raffaele Stancanelli non incontra la popolazione
“Prevista la delocalizzazione a nord del villaggio Santa Maria Goretti attraverso un progetto di finanza e gara pubblica”. E’ il 20 dicembre e a Catania, in occasione della presentazione del nuovo piano regolatore generale, viene annunciato alla stampa lo spostamento di un intero quartiere della zona sud della città. Ma gli amministratori dimenticano di comunicarlo agli abitanti. “Lo abbiamo letto su La Sicilia (il principale quotidiano cittadino, ndr) e la notizia si è diffusa con il passaparola”, dichiara Nuccio Vasta, portavoce del comitato spontaneo di cittadini per la difesa del rione dalle speculazioni.
Del resto, il quartiere Santa Maria Goretti – un mix architettonico di palazzine popolari e abitazioni auto-costruite – si trova in una zona molto appetibile, proprio di fronte al trafficatissimo aeroporto Fontanarossa. A separarli solo un torrente, il Forcile, le cui periodiche esondazioni costringono i cittadini a complicate manovre per uscire di casa dalle finestre, ritrovandosi la porta forzata da un muro d’acqua. Un’emergenza che va avanti da decenni, tra lamentele e promesse, e che ha fatto guadagnare al quartiere il romantico appellativo di “piccola Venezia”. Con lo spostamento delle case in una zona “più a monte” l’amministrazione sembra però aver trovato la soluzione per tutti: case nuove per gli abitanti, e, nel terreno rimasto libero, un grande parcheggio, da realizzare in project financing.
Un progetto che riceve il parere favorevole del presidente del consiglio di municipalità Nunzio Russo che, il 7 febbraio, per saperne di più invita il vicesindaco Luigi Arcidiacono a relazionare sulla vicenda. Perfino Russo dichiara infatti: “Del progetto l’ho saputo solo dal giornale”. Ma anche lui dimentica di avvertire i cittadini. I quali, ancora una volta, l’indomani apprendono sempre da La Sicilia che andranno ad abitare in un nuovo quartiere “più a misura d’uomo”.
Come la signora Giovanna Finocchiaro che nel villaggio di fronte all’aeroporto di Fontanarossa ci vive fin da bambina. Insieme a una cinquantina di vicini è andata a protestare urlando sotto al municipio cittadino, chiedendo di incontrare gli amministratori. Ma il sindaco si nega e al suo posto c’è ancora una volta Arcidiacono. “Raffaele Stancanelli non è mai venuto a parlarci – lamenta – e ha disertato pure questo faccia a faccia”, puntualizza Giovanna. Il vicesindaco mette le mani avanti: “L’intervento è necessario – insiste – L’area, una volta completato il trasferimento, sarà destinata a servizi”. “Vogliono levarci le case per specularci sopra – denunciano gli abitanti – Non possono trattarci come porci”. Il loro rione, sostengono, senza di loro sarebbe perfetto per creare un mega-albergo funzionale allo scalo etneo. Ma Arcidiacono nega. “Niente alberghi: escludo categoricamente che le attuali aree diverranno residenziali”. Al posto delle case, l’amministrazione sta infatti pensando a un grande parcheggio, da affidare a un privato in project financing. Evidentemente immune dalla piena del Forcile. “Noi non ci spostiamo neanche con i carri armati – dichiara sicura un’abitante – Il nostro quartiere è oro per la Sac (la società che gestisce l’aeroporto Fontanarossa, a poche centinaia di metri dal villaggio, ndr)”.
E’ chiaro, per i cittadini, il tentativo di portare a termine una grande speculazione edilizia. “L’aeroporto vuole arrivare a 20 milioni di passeggeri a danno di migliaia di residenti”, dice Vasta. Gli allagamenti e la loro risoluzione sarebbero quindi solo una scusa. “Il problema è risolvibile semplicemente costruendo un nuovo canale di scolo e con un progetto organico”, aggiunge il portavoce del comitato. Una soluzione però impraticabile secondo il Comune, perché troppo costosa. Più che trasferire e ricostruire un intero quartiere? “Solo per evitare nuovi problemi il prossimo inverno spenderemo in estate un milione di euro in opere di bonifica dei torrenti limitrofi”, spiega l’assessore ai Lavori pubblici, Giuseppe Marletta. “La delocalizzazione di Santa Maria Goretti è solo una proposta nel nuovo piano regolatore – cerca intanto di frenare il vicesindaco – Tutto starà alla decisione del consiglio comunale”. Meglio rimandare le proteste, secondo Arcidiacono, perché “passeranno anni prima dell’esecuzione”.
Eppure il progetto non è proprio un’idea astratta. “Hanno ammesso che c’è ed è già stato presentato al genio civile”, spiega Vasta. Ma i cittadini non demordono. E annunciano un’assemblea per il 16 giugno dove si decideranno nuove forme di protesta. Vasta chiama in causa anche il procuratore etneo Giovanni Salvi, che “si sta occupando direttamente della vicenda degli allagamenti- spiega – Su di lui riponiamo tanta fiducia”. La zona individuata per il trasferimento del rione è per il momento quella dell’ex mercato ortofrutticolo cittadino, “più a monte” – come previsto dal progetto comunale – di poche centinaia di metri. Dove “i problemi di piene e esondazioni sono esattamente gli stessi” secondo i membri del comitato Goretti. Ma “lo spostamento non mi sembra una brutta sistemazione – insiste Russo, presidente della municipalità ormai contestato dagli abitanti – Verranno pure costruite delle villette a schiera”.
di Leandro Perrotta