Provvedimento della Congregazione del Clero per il parroco di Calatafimi: dalle sue mani tra il 2007 e il 2009 sarebbero passati circa 900mila euro, ma manca la rendicontazione della somma. In un'inchiesta della Procura di Trapani intanto il nome del prete viene accostato a quello del boss Messina Denaro
Il documento reca il protocollo 201200612. E’ un decreto che arriva dalle stanze della Congregazione del Clero del Vaticano, a firma del prefetto cardinale Mauro Piacenza, e del segretario l’arcivescovo Celso Morga Iruzubieta. Oggetto: la sospensione di un sacerdote, padre Ninni Treppiedi, appartenente alla Diocesi di Trapani, ex direttore degli uffici giuridici e amministrativi della Curia trapanese, ex arciprete di una delle chiese “più ricche” della Sicilia, quella di Alcamo. Soldi e tonache, viene da dire. Un nome ricorrente quello di padre Treppiedi in questi tempi, citato in atti di indagine della Procura di Trapani, in rogatorie internazionali e adesso nel memoriale dell’ex numero uno dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi.
Attorno al sacerdote gira un’inchiesta della Procura di Trapani che riguarda 14 indagati e che dai reati di diffamazione, calunnia e falso, si è via via allargata, alla truffa, appropriazione e da ultimo sarebbe comparso anche il reato di riciclaggio. L’ultimo scenario offerto è incredibile. Il nome di padre Treppiedi è stato addirittura accostato a quello del super boss latitante Matteo Messina Denaro: conti aperti presso lo Ior sarebbero stati a disposizione del capomafia belicino. In quel decreto della Congregazione del Clero non è fatto riferimento a tutto questo. Se ne sta occupando la magistratura trapanese e sembra anche quella distrettuale di Palermo, che su soggetti più o meno importanti della Diocesi trapanese hanno deciso di vederci meglio.
Il decreto che ha sospeso a divinis padre Treppiedi fa i conti in tasca al sacerdote e salta fuori la circostanza che dalle sue mani in un paio di anni, tra il 2007 e il 2009, sono passate in poco tempo grandi cifre, nell’ordine dei 900mila euro, molti i soldi finiti spariti. Ne fa riferimento il decreto della Congregazione. Un decreto che abbiamo potuto leggere. Una vicenda che comincia da una sconosciuta chiesa di provincia, la parrocchia San Silvestro Papa di Calatafimi, a proposito di lavori di ristrutturazione che hanno riguardato beni di proprietà di questa chiesa e della “alienazione” di 11 immobili, valore complessivo 943mila e 500 euro.
La Congregazione del Clero va giù pesante: manca la rendicontazione di questa somma, ingiustificata risulta la emissione di alcuni assegni circolari da parte di padre Treppiedi, in particolare uno da 50mila euro, un altro da 47mila. Novantasettemila euro risultano prelevati dal conto della parrocchia di Calatafimi. Episodi che si aggiungono a quelli nel frattempo censiti dalla magistratura trapanese: rogiti falsi, altri soldi spariti e infine quel conto allo Ior che sarebbe stato trovato nella disponibilità di padre Treppiedi. Da semplice sacerdote non avrebbe potuto averlo: quando la Procura di Trapani ha avviato la rogatoria internazionale, è scoppiata la bufera che ha portato Gotti Tedeschi a lasciare la guida della banca vaticana.
Coincidenze casuali? In Procura a Trapani non sembrano credere alla casualità. Intanto la magistratura trapanese è andata acquisendo documenti e anche fotografie. Tra i documenti una lettera arrivata qualche mese addietro in Diocesi a Trapani dal Vaticano di rimprovero al vescovo Miccichè, nel frattempo rimosso dall’incarico, per avere permesso una perquisizione in un locale religioso di Alcamo. Tra le foto una ritrae sorridenti due persone, Silvio Berlusconi e padre Ninni Treppiedi, fianco a fianco, con tanto di calorosa stretta di mano.