“Ci basta un solo deputato per risolvere i problemi». Ne è convinto Martino Morsello, presidente del movimento dei Forconi, il gruppo di agricoltori che a gennaio ha paralizzato per una settimana la Sicilia bloccando i trasporti di merci e carburante. Per questo pochi giorni fa ha annunciato sulla pagina Facebook del movimento la ricerca di candidati da presentare alle prossime elezioni regionali siciliane, previste per ottobre, dopo l’annuncio di dimissioni a luglio del governatore Raffaele Lombardo. Una decisione presa nonostante il risultato non esaltante delle consultazioni amministrative nei tre Comuni in cui i Forconi hanno corso con una lista propria. Pochi ma precisi i requisiti richiesti adesso agli aspiranti: radicamento sul territorio, capacità personali e nessuna appartenenza ai partiti tradizionali che «dovrebbero essere smembrati». Candidati di estrema destra o estrema sinistra, non importa. Purché siano «uomini anti-sistema», spiega. Fondamentale è invece la condivisione del programma, i cui punti principali sono già stati diffusi.
Al primo posto restituire alla regione «la sovranità alimentare e militare». «La Sicilia dev’essere dichiarata isola biologica e la maggior parte dei prodotti agricoli devono essere prodotti e consumati qui», spiega Morsello. Per farlo, basterà ridurre i costi di produzione. Tra tutti, la benzina: bandiera del movimento, sin dalla sua nascita, è infatti la necessità di abbassarne il prezzo a 0,70 centesimi di euro. La ricetta è presto detta: «Ridurre gli sprechi della casta e coniare una moneta nostra». In parallelo, bisognerà cacciare le basi straniere dall’isola, «siano esse degli Stati Uniti o della Nato». «Perché la Sicilia, centro del Mediterraneo e della cultura internazionale, non può essere oppressa così», si sfoga. Importante, infine, introdurre il reddito di cittadinanza: «un compenso per quei giovani che non sono così fortunati da avere amici nei partiti che li sistemino». Una proposta condivisa da Forza nuova ma che, secondo Morsello, piacerebbe anche all’estrema sinistra. «Dividere dal punto di vista ideologico – spiega – significa dare ancora potere ai partiti tradizionali. Che lo useranno sempre e solo per i privilegi della casta».
Il bacino elettorale preferenziale dei Forconi saranno i piccoli centri siciliani. Quelli che meglio hanno risposto alla loro prima esperienza politica, le appena trascorse elezioni amministrative a Palermo – dove hanno ottenuto solo lo 0,28 per cento dei voti -, a Marsala con l’1,47 per cento e a Raffadali, in provincia di Agrigento, dove il movimento ha portato a casa il 3,41 per cento delle preferenze. Risultati incoraggianti, li definisce Morsello. Tranne che nel capoluogo, «che però non fa testo, perché è una metropoli, con troppi abitanti e troppa burocrazia». Anche i candidati alle prossime elezioni regionali saranno quindi espressione dei piccoli centri, «non superiori ai 20mila abitanti e meglio ancora se agricoli». Ancora misterioso invece il nome del candidato alla guida della regione siciliana.
Il movimento sta lavorando per allargare la sua rete, rivolgendosi a realtà non solo locali. Forza Nuova, a cui da sempre i Forconi vengono reputati vicini, ha già dato la sua disponibilità. Due i nuovi interlocutori principali, secondo quanto riferito da Morsello: il ferrarese Fernando Rossi – un passato nei Comunisti italiani, oggi portavoce del movimento Per il bene comune – e Pippo Scianò, segretario del Fronte nazionale siciliano, «il capo dell’indipendentismo isolano che vedrebbe di buon occhio una nostra candidatura». Ma Scianò frena e smentisce Morsello. «Siamo interessati ai Forconi come fenomeno politico e sociale, ma senza alcuna alleanza, almeno al momento», chiarisce. Soprattutto a causa della presenza di Forza nuova. «Noi vogliamo l’indipendenza della Sicilia – spiega – Come possiamo essere interessati a stare insieme a una partito nazionalista?».
Nessun dialogo è previsto da parte del movimento con l’attuale classe politica. I partiti tradizioni – Pd, Pdl, Udc, Mpa – «hanno la responsabilità di averci portato allo sfacelo solo per privilegiare una casta, la loro». E non va meglio con gli outsider rivelazione delle passate consultazioni: il MoVimento 5 stelle. A cui i Forconi dicono di «guardare con attenzione». Ma non senza un po’ di diffidenza. Un esempio? «Il caso del neo-sindaco di Parma che voleva introdurre una moneta popolare ma ci ha ripensato». La spiegazione si fa complottista. «Aldo Moro è stato ammazzato dalla grande finanza internazionale perché voleva coniare una moneta popolare». Rischio che il primo cittadino parmense non si sarebbe sentito di correre. Ai Forconi, invece, come recita lo slogan della loro costola nazionale servono uomini «pronti a fare quello che gli altri non vogliono fare».
di Claudia Campese