Venti giorni fa, nessuno avrebbe scommesso sulla tennista emiliano-romagnola in finale al Roland Garros. Invece sono arrivati una storica vittoria nel doppio femminile e un nuovo possibile futuro da top ten nel ranking mondiale. La storia di uno dei tanti cervelli in fuga dall'Italia per allenarsi e prepararsi al meglio nel mondo dello sport
L’impresa della tennista bolognese, che per raggiungere l’ultimo match aveva sconfitto sei avversarie una più forte dell’altra (Casey Dellacqua, Melanie Oudin, Ana Ivanovic, Svetlana Kuznetsova, Angelique Kerber e Samantha Stosur) si è interrotta come in molti comunque prevedevano. Nonostante la storica vittoria nel doppio, in coppia con Roberta Vinci, proprio sulla terra rossa francese venerdì scorso, era troppa l’esperienza e la precisione tecnica della Sharapova per poterla battere.
Ma Sara, nata sotto le due torri e cresciuta in Romagna, vicino a Ravenna, a Massa Lombarda, è uscita a testa alta dal campo di gioco, dopo aver saputo tenere col fiato sospeso l’Italia e il mondo dello sport per due settimane. E’ soddisfatta dell’esito raggiunto in una competizione di così alto livello. “Sono arrivata in finale nel singolare, non sarebbe neppure giusto piangere lacrime tristi, ne ho avute così tante di felicità negli ultimi giorni – ha detto l’azzurra, che nonostante la sconfitta non dimentica di aver iniziato il Roland Garros come ventiquattresima e averlo concluso da finalista – Sono nella top ten ma non mi ci sento, e’ qualcosa di incredibile, non riesco a crederci, sono molto emozionata. Adesso voglio continuare così, voglio andare avanti normalmente con gli allenamenti”.
Allenamenti che la Errani ha iniziato da bambina, all’età di 5 anni, avviata al gioco dal padre Giorgio, che è scoppiato in lacrime sugli spalti dopo la vittoria sulla Stosur. A 12 anni, però, Sarita ha lasciato l’Italia come tanti giovani brillanti oggi fanno, per andare all’estero, per diventare qualcuno e inseguire il suo sogno. Perché “l’Italia non investe sulle nuove generazioni” le aveva suggerito un’altra tennista nostrana, Raffaella Reggi, che le consigliò di cambiare paese dicendole “se resti qui non diventerai mai una giocatrice”.
E Sara, supportata dalla sua famiglia, titolare di un’azienda ortofrutticola in Emilia Romagna, ha seguito il consiglio, andando in Florida per studiare in quella stessa accademia, la Nick Bollettieri, che ha preparato campionesse del calibro delle sorelle Williams, Venus e Serena. Dove l’atleta bolognese ha conosciuto la russa che l’ha sconfitta al Roland Garros, Maria Sharapova.
A 17 anni, poi, la tennista bolognese è tornata in Europa, ma non ancora in Italia. E’ andata a Valencia, invece, per proseguire la sua preparazione come atleta internazionale in un’altra Accademia, quella di David Ferrer e Dinara Safina, e si è allenata giorno dopo giorno fino al 2002, quando finalmente ha iniziato la vera scalata, quella verso il podio. Le sue prime partite da professionista, infatti, la Errani le ha disputate in quell’anno e set dopo set, nel 2007, ha raggiunto i primi risultati importanti nel circuito Wta. Guadagnando in ben tre casi la semifinale. Ad Acapulco, sconfitta da Flavia Pennetta, a Palermo e a Bali, sempre vicina a stringere la coppa tra le mani.
Nel 2008, il 13 luglio per la precisione, finalmente Sarita ha conquistato il primo scalino del podio sconfiggendo Marija Korytceva a Palermo, una vittoria replicata subito a Portorose in Slovenia, quando ha vinto il match contro Medina Garrigues senza possibilità di replica. E’ iniziata così la sua scalata nel ranking mondiale che oggi la vede decima al mondo, un traguardo di cui la Errani è ancora “incredula”.
Una soddisfazione capace di oscurare persino la delusione per la sconfitta ai Garros, dopo anni di partite, di vittorie ma anche di disfatte per lei, sempre a un passo dal podio. “È sicuramente molto più a forte la gioia di come è andato questo torneo” ha sottolineato infatti Sarita, la cui prova ha suscitato l’ammirazione del mondo intero.
E come ha sempre fatto, dopo ogni sconfitta piccola o grande che fosse, ora la giovane azzurra è pronta a dedicarsi di nuovo agli allenamenti. Perché le campionesse come lei non prendono mai lunghe pause, e le sconfitte, quando capitano, sono la spinta per lottare di più, per colpire la palla con ancora più forza. “Voglio migliorare, ma so che nelle prossime settimane arriveranno anche le sconfitte – ha aggiunto la Errani – So che devo progredire w in particolare lavorare sul servizio: non è il mio colpo migliore”.
Le sfide che si prospettano all’orizzonte, infatti, sono molte, “so che da ora in poi ci sarà molto più pressione su di me e nelle prossime settimane dovrò gestirla – ha concluso Sara Errani, pronta a partire per Valencia dove si concederà qualche giorno di riposo – Rivivrò queste due incredibili settimane nei prossimi giorni, a mente fredda, rivedendo magari anche qualche match giocato qui a Parigi. Ho provato sensazioni fortissime e bellissime che voglio rivivere”.
E forse il suo sarà un esempio con una morale per il Belpaese, patria di artisti, intellettuali e anche sportivi. Perché per loro, come nel caso dei giovani e dei laureati, gli investimenti non bastano e i pochi fondi a disposizione sono un motivo in più per salire su un aereo. Lasciare casa e amici per provare a farcela, “perché qui ancora non si può”. “Sara Errani è oggi la decima tennista migliore del mondo – scrivono infatti i tifosi sui social network, le nuove arene di discussione – peccato che lo sia diventata allenandosi all’estero”.