E se provassimo a essere normali? Anche solo per dare l’esempio.

La cosa più difficile è essere normale, la cantava pure Lucio Dalla.

Per il giurista e scrittore politico Piero Calamandrei ci sono gesti di eroismo anche nel fare cose assolutamente normali.

Al governo siedono ministri “normali”. Le rughe di Elsa Fornero sono rassicuranti (anche se le sue lacrime ai sacrifici annunciati da Monti si sono rivelate di coccodrillo!) Ma non bisogna più esibire una faccia di “plastica” per avere uno scranno al Parlamento. In tv fuori le meteorine, dentro facce più comuni. Gli ascolti di Alfonso Signorini in Kalispera vanno giù e il pubblico premia la faccia bonaria di Geppi Cucciari.

Perfino alla serata Convivio, la fiera di beneficenza del made in Italy, c’erano facce meno “rifatte”. Lo fa notare lo stilista Ermanno Scervino. Anche lui sposta il tiro e dalla prossima collezione si rivolgerà a una donna più “ordinaria”. Occhio, ordinaria, non vuole dire mediocre. Tanto si è visto, lustrini e pennacchi non piacciono più.

Monsieur Normal, così è stato definito il presidente francese Hollande, per mancanza di carisma, ma il suo programma di governo sembra più solido di quello del suo predecessore.

Lo spunto di riflessione me lo ha dato Umberto Brindani, direttore di Oggi, alla presentazione del suo libro Elogio dell’uomo perbene (alla Libreria Rizzoli di Milano in Galleria c’era il pienone). “Gente che non chiede, non pretende, che investe in fiducia. Non necessariamente con un bilancio positivo”, Brindani li vede così. Sono i suoi eroi normali, quella minoranza silenziosa che sta crescendo dopo 20 anni di berlusconismo e di “dieci e passa anni di craxismo (oops, ce n’eravamo dimenticati!), frutti del consociativismo che hanno fatto scarocciare l’Italia fino a incagliarla, sdraiata su un fianco, come la Costa Concordia“.

Ma difficile e rischiosa è la caccia all’uomo perbene/normale. “Perché già la definizione s’accompagna a una sorta di compatimento. Come se, in fondo, l’essere perbene sia quasi una colpa più che un merito”, ha ricordato lo scrittore Pino Aprile. in una società che premia più il furbetto del quartiere che trasgredisce le regole anziché quello che le rispetta. Dove ci siamo ormai assuefatti all’uomo permale.

Eroi normali sono invece gli imprenditori emiliani che non si sono piegati al terremoto e si sono subito rimboccati le maniche per ricostruire i loro capannoni. Perché c’è una grandezza enorme nell’oscura fatica, nella sfida delle scelte quotidiane, giorno dopo giorno, come sosteneva Calamandrei, ricordandoci che – dopo tutto e inannzi tutto -” Lo Stato siamo noi” (titolo di uno dei suoi scritti più famosi) e che ci vuole impegno rinnovato sempre. E per fare buona politica non c’è bisogno di grandi uomini, ma basta che ci siano persone oneste, che sappiano fare modestamente il loro mestiere.

Ma la normalità è anche la cosa più difficile da fare. Perché non la puoi esibire.

Da questa crisi ne usciremo tutti un po’ malconci, e ci vuole proprio il nuovo senso di una vita più normale.

Dopo un’ubriacata di super eroi, super banchieri, super politici, super leader, super Vip, tutti presunti e fallimentari, la crisi ci ha ridimensionato sogni ed aspettative. E meno male, perché – dicono – l’infelicità è la sproporzione tra aspettative e realtà. Siamo gli eroi quotidiani di questi tempi incerti ed insicuri, alla ricerca di un altro Egitto (come cantava De Gregori), ovvero di un Paese più normale, per gente diventata finalmente normale.

di Januaria Piromallo

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