E' deceduta questa mattina la donna incinta che il 29 maggio aveva perso il bimbo per lo spavento ed era finita in coma. La nuova scossa è stata registrata alle 3.48. Intanto è previsto un super vertice tra i magistrati in Procura generale a Bologna. A oggi nelle zone colpite dal sisma solo il 38 per cento degli edifici è stato giudicato agibile
Non ce l’ha fatta Martina Aldi, 38 anni, la donna di Finale Emilia ricoverata da una decina di giorni all’ospedale di Baggiovara, a Modena. Incinta di pochi mesi, dopo la forte scossa di terremoto dello scorso 29 maggio si era sentita male, aveva perso il bimbo ed era finita in coma. Molto nota nel Ferrarese, per giorni ha lottato tra la vita e la morte, nel reparto di terapia intensiva. ”Martina e’ sempre stata molto ansiosa – ricorda il padre, Tullio, in una intervista riportata dalla stampa locale -. Il terremoto l’aveva vissuto con terrore, con grande paura, tanto che nei giorni successivi veniva da noi, nella nostra casa di Scortichino”. La sera del 29 maggio i primi sintomi del malore, che il giorno successivo le ha fatto perdere conoscenza. Da quel momento non si è più ripresa. Salgono così a 27 le vittime del sisma che ha colpito l’Emilia il 20 e 29 maggio scorso.
Intanto una scossa di terremoto di magnitudo 4.3 è stata registrata alle 3.48 di questa mattina tra le provincie di Mantova, Reggio Emilia e Modena. Secondo i rilievi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), il sisma ha avuto ipocentro a 10,8 km di profondità ed epicentro in prossimità del comune mantovano di Moglia, di quelli reggiani di Fabbrico, Reggiolo e Rolo, e di quelli modenesi di Carpi e Novi di Modena. L’evento sismico è stato chiaramenteavvertito dalla popolazione, in particolare nella provincia di Modena.
Dalle verifiche effettuate dalla Sala situazione Italia del dipartimento della Protezione civile, non risultano al momento danni a persone o cose.
Un’unica super-perizia per capire chi ha colpa nei crolli del terremoto emiliano. Mentre il numero delle scosse diminuisce giorno dopo giorno (ben 180 registrate il 29 maggio, appena una ventina la media delle ultime giornate), il lavoro dei magistrati di Ferrara e Modena vivrà un passaggio importante giovedì a Bologna, quando in procura generale i pm delle due città che indagano sui crolli dei capannoni e le morti dei lavoratori, si incontreranno per un primo vertice. Obiettivo: coordinare gli accertamenti e le perizie sugli edifici crollati, stabilendo linee guida comuni che aiutino a capire chi sono i responsabili. Domani inoltre sarà effettuata la prima delle autopsie disposte dagli inquirenti modenesi sui corpi delle 12 persone uccise dal sisma del 29 maggio. La prima è fissata alle 13.30 al Medicina legale della città.
Nei giorni scorsi si era parlato dell’ipotesi di una sola “super-perizia” per le due procure emiliane, la più qualificata possibile per accertare la verità sui cedimenti. Una strada che dovrebbe permettere di accelerare i tempi ed evitare di far eseguire due perizie distinte. Ma l’ipotesi non troverebbe tutti d’accordo: secondo altri, infatti, fare due accertamenti distinti permetterebbe di dare il via libera ai dissequestri in tempi più rapidi e consentirebbe alle aziende coinvolte di iniziare a mettere in sicurezza gli immobili ed eventualmente far ripartire l’attività produttiva.
A Ferrara l’inchiesta è retta dal procuratore reggente Nicola Proto e il sostituto Alberto Savino. A Modena lo stesso procuratore capo Vito Zincani coordina l’inchiesta. Il vertice di giovedì per il coordinamento degli accertamenti sarà diretto dal procuratore generale di Bologna, Emilio Ledonne.
Le due inchieste cercano di stabilire perché i capannoni di recente costruzione non hanno retto e devono verificare se sono state rispettate le norme antisismiche previste dalla direttiva regionale del 2003, ma anche se ci siano state negligenze o mancanze nella costruzione, progettazione e collaudo degli edifici.
A Ferrara, dove sarebbero già stati individuati anche i periti, sono 30 gli indagati accusati a vario titolo di omicidio colposo per gli operai morti nei crolli della prima scossa, quella del 20 maggio: 8 gli indagati per i crolli alla Ursa di Stellata di Bondeno (un operaio morto), 15 per quello della Tecopress di Dosso (una vittima), 7 per le due vittime della Ceramica Sant’Agostino.
A Modena l’inchiesta si occupa di 12 delle morti del 29 maggio, cioè quelle avvenute sul luogo di lavoro, per cui ci potrebbero essere responsabilità di terzi. I proprietari dei capannoni crollati e i titolari delle relative aziende hanno ricevuto un avviso di accertamento irripetibile: potranno cioè partecipare con un loro consulente di parte alle autopsie. Questo anche se il filone d’inchiesta modenese per omicidio colposo – come sottolineato dal procuratore Zincani – sia ancora contro ignoti. Gli stessi avvisi sono stati inviati anche per le perizie negli stabili sequestrati già iniziate.
Intanto a venti giorni dal primo sisma la Protezione civile comincia a fare un bilancio sullo stato di salute delle abitazioni. E l’esito dei controlli dei suoi tecnici è sconcertante. Meno del 40 % è agibile. In una nota della struttura guidata da Franco Gabrielli ci sono i numeri dei primi accertamenti. In Emilia le strutture già controllate sono 4.959. Di queste, 1.918 sono state classificate agibili, 849 temporaneamente inagibili, ma agibili con provvedimenti di pronto intervento, 283 parzialmente inagibili, 79 temporaneamente inagibili da rivedere con approfondimenti, 1.610 inagibili e 220 inagibili per rischio esterno. In Lombardia, invece, su 413 edifici controllati, 119 sono state classificati agibili 82 temporaneamente inagibili ma agibili con provvedimenti di pronto intervento, 36 parzialmente inagibili, 14 temporaneamente inagibili da rivedere con approfondimenti, 142 inagibili e 20 inagibili per rischio esterno”.