A 78 anni ci ha lasciati, dopo alcuni anni di malattia, Elinor Ostrom, la prima donna a vincere il premio Nobel per l’Economia, tre anni fa.
I suoi studi, a cavallo tra Political Economy e Scienze politiche, si sono concentrati sui meccanismi efficienti per la gestione dei beni comuni, intendendo tanto i beni a proprietà comune, quanto i beni pubblici in senso proprio.
Il suo libro “Governing the Commons” è uno dei più citati dell’economia delle istituzioni e del filone dell’economia ambientale e mostra i rischi connessi all’eccessivo sfruttamento di risorse scarse – come i beni ambientali, ma non solo – quando i diritti non sono ben definiti e, conseguentemente, quando gli incentivi allo sfruttamento ottimo sono mal disegnati.
Come altri economisti delle istituzioni, non aveva una ricetta ottima per ogni circostanza, ma al contrario ha mostrato i rischi della cattiva gestione dei beni pubblici. Una delle principali conclusioni è stata quella di mostrare la relazione funzionale tra natura del bene, grado di scarsità e definizione ottima dei diritti di proprietà (pubblici, comuni, privati).
L’esempio più evidente è quello dei beni comuni come l’aria, l’acqua, il suolo, l’uso delle risorse ambientali in generale. Per questi beni, il mercato lasciato a se stesso finisce per generare allocazioni inefficienti o, peggio, la dissipazione delle risorse. Soggetti razionali tenderanno ad appropriarsi dei benefici derivanti dall’uso non cooperativo delle risorse ambientali, scaricandone i costi sociali sugli altri soggetti. Un tema diventato di drammatica attualità nel caso dei beni comuni globali, quali l’atmosfera minacciata dai gas climalteranti.
La Ostrom ha in particolare studiato le forme alternative di governance dei beni comuni, dalla gestione pubblica diretta alla privatizzazione, dalla regolazione amministrativa alle politiche di tassazione, evidenziando meriti e rischi delle diverse soluzioni istituzionali. Ha così insegnato a tutti noi che i luoghi e i beni dove le persone vivranno, lavoreranno e passeranno il tempo libero nel prossimo futuro saranno inevitabilmente governati e amministrati da sistemi misti di proprietà collettive e individuali.
Ho avuto l’onore di conoscerla proprio nel 2009 e di incontrarla ancora nel 2010 un paio di volte. Simpaticissima, umile, seguiva i seminari di tutti, prendendo appunti e distribuendoli agli interessati. Con una speciale attenzione per le economiste e le politologhe. Era una economista umile e capace di ascolto. Capace di domandare in un mondo nel quale gli economisti amano gridare opposte certezze, nella presunzione che la scienza economica possa fare a meno della complessità del sociale. Elinor era una economista e una politologa di altri tempi. Di quando erano le domande a contare più delle risposte.
Anche per questo Elinor Ostrom ci mancherà.