Qualcuno ricorderà i “viaggi della speranza”, veri e propri pellegrinaggi costosissimi che permettevano ad una persona con problemi di salute una cura che in Italia non era disponibile, io ricordo benissimo i viaggi per operazioni al cuore che si effettuavano negli Usa. Oggi sembra improbabile, ma andare all’estero per un intervento chirurgico era frequente e così si leggevano spesso appelli per aiutare economicamente queste persone con richieste di aiuto per i costi da sostenere, si organizzavano collette, serate di beneficienza, tutto in nome della solidarietà.
Oggi tutto questo non ha più senso, interventi e terapie che solo pochi anni fa esistevano solo in paesi lontani sono a disposizione in tutti i nostri ospedali ed i “viaggi della speranza” sono un lontano ricordo, non esistono terapie inaccessibili o malattie non curabili nel nostro paese. Per questo è molto sospetto imbattersi in appelli su presunte “malattie rare” e “terapie costose” che richiedono enormi somme di denaro perché non curabili in Italia. Spesso gli appelli alla “beneficienza” partono da personaggi televisivi o sportivi che organizzano in buonafede serate di raccolta fondi. I quotidiani si adoperano per assicurare una buona diffusione della notizia, aste di beneficienza, gruppi sui social network, insomma, un vero e proprio “team” che raccoglie somme considerevoli con la speranza di risolvere storie strazianti.
Chi legge queste notizie è mosso da sincero altruismo, soprattutto quando i protagonisti di queste vicende sono bambini, ma il fenomeno dello sciacallaggio è più diffuso di quanto si pensi e le truffe sono frequentissime (non per forza chi fa la richiesta è complice, spesso è una vittima convinta di poter davvero curare un bambino in centri miracolosi). Queste persone (chiamate con disprezzo “collettari”) si approfittano di solito anche della buonafede dei “testimonial”, rendendoli complici di un gioco sporchissimo. Controllando le storie diffuse, ci si rende conto che la maggioranza (a voler essere ottimisti) degli appelli sono “falsi” o in ogni caso non “attendibili”. Oltre al fatto che è davvero difficile che esista una terapia eseguibile solo all’estero, quando questo fosse vero (per esempio perché un centro estero è più avanzato o specializzato), i costi sono interamente pagati dallo Stato (D.M. 03/11/89) che rimborsa persino gli accompagnatori. Non c’è alcun motivo, quindi, per raccogliere fondi per “pagare le cure”. Studiando le storie raccontate dai giornali (che inconsapevolmente si prestano a questo brutto gioco) si notano molti particolari comuni.
La presunta terapia ad esempio non è una cura scientifica ma una ciarlataneria, inutili ricostituenti, fisioterapia o terapie con strumenti improvvisati, sono tutte “scuse” per attirare famiglie disperate e raccogliere centinaia di migliaia di euro con promesse di guarigione da malattie inguaribili. Elenchi di false credenziali e addirittura malattie inventate (nel senso che non esistono, si crea una malattia inesistente per attirare i possibili donatori) o più semplicemente la persona “malata” non ha nessuna malattia, una truffa. I centri che offrono le pseudocure sono cliniche private, a volte fatiscenti, dai prezzi proibitivi che vendono “pacchetti di terapia” compresi di vitto ed alloggio, quasi sempre negli Stati Uniti, in Israele o nei paesi asiatici. Per “giustificare” le spese sostenute, chi realizza le collette racconta di “piccoli passi avanti”, di miglioramenti dovuti alle terapie che però non esistono e non sono certificati (se non dalla stessa struttura che li pubblicizza, naturalmente). Sono noti anche gravi incidenti, come quello avvenuto in Florida che ha causato la morte di un bambino e della sua nonna che lo accompagnava nelle sedute dell’ennesima cura senza efficacia spacciata per risolutiva in svariate patologie. Eppure aiutare chi sta male è un gesto splendido, come distinguere la truffa dal reale bisogno?
Quando si legge di una raccolta fondi per una “cura costosissima”, basta informarsi (non c’è nulla di male, mi pare), chiedere di che malattia si tratta, quale sarebbe la cura, perché non effettuarla in Italia e perché non sfruttare le leggi esistenti nel nostro paese. Davanti a risposte evasive, cure “non riconosciute”, a strani complotti o a centri “unici al mondo”, c’è da diffidare, quasi sicuramente si tratta di una truffa. Fare del bene non significa farsi prendere in giro.