“Gestire il nuovo, conservare l’antico. Le biblioteche nel XXI secolo”. Per quella conferenza nazionale dei direttori delle biblioteche pubbliche statali, l’anno scorso, a Napoli, il direttore della biblioteca dei Girolamini, nonché consulente speciale del ministro Galan, Marino Massimo de Caro aveva preparato un intervento con un’introduzione significativa, soprattutto alla luce degli ultimi sviluppi: “Quando il ministro è stato nominato, appunto, ministro per i Beni culturali, e mi ha chiesto di seguirlo in questa avventura, io gli ho detto: “Pensaci bene, perché diventerò la tua ossessione”. Al che lui, per fortuna – diciamo – perché è una persona che capisce quali sono le esigenze, quali sono le emergenze, mi ha detto: “Massimo, per le biblioteche hai carta bianca””.
E Massimo, conscio delle esigenze e delle emergenze, si era lanciato, tanto che i carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Artistico di Roma pare abbiano sequestrato a Verona già tre depositi contenenti parte dei libri rubati dalla biblioteca dei Girolamini, mentre lui, arrestato con l’accusa di associazione a delinquere e peculato ha ammesso le accuse: “È vero, ho preso quei libri, riconosco che è un fatto molto grave”.
Scrive il gip Francesca Ferri nell’ordinanza di custodia cautelare notificata al direttore che i libri antichi “venivano trasferiti da Napoli a Verona per essere poi spostati in altre regioni d’Italia e all’estero” da una “vera e propria organizzazione criminale che ha in Marino Massimo De Caro il capo e promotore” e che “la facilità con cui i libri uscivano dall’Italia per essere consegnati, ad esempio, a case d’asta straniere è tale da consentire la qualificazione dell’associazione in argomento come transnazionale”.
Massimo De Caro, solo pochi mesi fa, forniva una diversa interpretazione della propria attività: “L’inizio è stato difficoltoso. La biblioteca aveva molti ‘buchi neri’, siamo stati costretti a ricostruire gran parte della storia dei volumi”. Poi indossava i panni del detective: “Chi si è impossessato dei libri è stato accorto. Oltre ai volumi ha sottratto anche le schede. Praticamente ha cancellato le tracce della presenza dei volumi”, e non trascurava di spiegare i motivi di un’apparente trascuratezza nel denunciare la sparizione dei libri: “Ci rivolgevamo ai carabinieri denunciando ogni singolo volume del quale notavamo l’assenza. Adesso abbiamo deciso di proseguire in maniera più completa. Raccogliamo il materiale e, a scadenze fisse, presentiamo denunce cumulative, per evitare di rivolgerci a loro per volumi che, magari, sono semplicemente fuori posto”.
Ogni tanto qualcosa tornava indietro: per esempio una serie di volumi del ‘500 e del ‘600 scoperti, casualmente, in vendita all’asta a Londra: “E’ un altro pezzo della storia di Napoli che torna in città, si tratta di 28 rarissimi volumi” dichiarava entusiasta il direttore.
Purtroppo molti di più sono i pezzi della storia di Napoli che la città l’hanno lasciata. Solo nel deposito di Verona, almeno 257 volumi provengono dai Girolamini, e il numero potrebbe aumentare ma, come spiegava De Caro, concludendo il suo intervento alla Conferenza nazionale dei Direttori delle Biblioteche, “viviamo in un mondo che è scuro, in qualche modo, che è fatto di luci e ombre. Però, come diceva Camus: ‘Se il mondo non fosse chiaro, non ci sarebbe l’arte’, quindi ‘Se il mondo fosse chiaro, non ci sarebbe l’arte’ (sic), quindi, diciamo, dobbiamo imparare a capire come, e farci guidare in questo mondo oscuro (ricorda qualcuno? Ndr). E veramente voglio terminare dicendo questo: le biblioteche sono, da una parte, centri di conservazione del nostro patrimonio, quindi, come si diceva un tempo, dei musei, però sono allo stesso tempo dei musei che hanno un compito molto più importante: hanno il compito di educare, e poi hanno un altro aspetto fondamentale: hanno il senso della memoria, cioè le nostre biblioteche rappresentano la memoria storica dell’Italia, ma di tutto il genere umano (sic), perché il nostro patrimonio librario, nella sua vastità, rappresenta tutto lo scibile del genere umano, quindi noi, in questo momento, stiamo conservando la memoria storica dell’individualità umana, dell’essere umano e la cosa importante, secondo me, è che questa memoria non si perda nei meandri del tempo come lacrime sotto la pioggia”.
Quanto ai modi di raggiungere l’importante obiettivo non era sceso in particolari, anche se la Procura di Napoli, in seguito, si sarebbe fatta una sua idea.
Un po’ Quelo, un po’ Roy Batty, chissà che impressione aveva fatto De Caro ai colleghi che, educatamente, applaudivano. Seduto accanto a lui al tavolo degli oratori lo ascoltava, ironia della sorte, Mauro Giancaspro, direttore per dieci anni della Biblioteca Nazionale di Cosenza, e da dodici della Biblioteca Nazionale di Napoli, nominato, il 18 aprile scorso, dalla Procura partenopea, custode giudiziario della biblioteca dei Girolamini e poi scelto come nuovo direttore della stessa biblioteca dal ministro Ornaghi.