Anziani in coda per ore, operatori costretti a turni massacranti e sedi aperte anche il sabato. A una settimana dall’appuntamento con la prima rata dell’Imu, l’imposta municipale unica i centri di assistenza fiscale di Milano vengono presi d’assalto. “Ieri abbiamo dovuto minacciare l’intervento delle forze dell’ordine”, racconta Marco Lucchetta, responsabile del Caf Cgil di via Giambellino. Chi attendeva una proroga da parte del governo è rimasto deluso, e ormai prendere appuntamento è un’impresa. “E con la seconda rata andrà anche peggio – prevede il coordinatore dei Caf Cisl in Lombardia Vincenzo Vita – quando avremo a che fare con le diverse aliquote deliberate dagli ottomila comuni italiani”.

Al 115 di via Giambellino a Milano il corridoio del Caf è pieno. I pochi posti a sedere sono tutti occupati e chi rimane in piedi brontola. “Guarda un po’ se devo stare ai comodi dei signori del governo”, commenta un uomo di mezza età, raccogliendo l’approvazione dei presenti. L’oggetto del malumore? L’Imu, la nuova tassa sulla casa introdotta dall’esecutivo di Mario Monti. “Io non ci capisco niente – ammette un’anziana mentre aspetta che qualcuno annunci il suo turno – ma chiederci altri soldi per riparare ai danni dei politici è una vergogna”. E tra una lamentela e l’altra, c’è chi, stanco di attendere, decide di prendersela con gli operatori del Caf. “Hanno minacciato di chiamare la polizia”, racconta il responsabile del centro Marco Lucchetta, che comunque tiene duro: “Ho dovuto promettere che la polizia l’avrei chiamata io, se non la finivano di disturbare”.

Superato il corridoio, negli uffici il lavoro è tantissimo. “Lavoriamo una cinquantina di pratiche al giorno – spiega Lucchetta – ma tra Imu e 730 non sembra sufficiente, e dobbiamo tenere aperto anche il sabato”. La scadenza del 18 giungo per il pagamento della prima rata dell’Imu, infatti, si sovrappone al termine per la presentazione del modello 730, fissata per il venti del mese. “In provincia di Milano dovremmo arrivare a 50mila dichiarazioni Imu”, racconta Gabriele Malpezzi, responsabile dei centri per i servizi fiscali della Cgil della provincia di Milano. “Ma un tale carico di lavoro era impensabile – ammette preoccupato – e potremmo non fare in tempo per il 18”. In una situazione che non esita a definire “delirante”, Malpezzi si appella al buon senso: “Mi auguro che il governo comprenda eventuali ritardi, evitando inutili sanzioni”.

Altro sindacato, stessa storia. Come quelli della Cgil, anche i Caf della Cisl sono sotto assedio. Nel centro milanese di largo Scalabrini una quindicina di persone attende di squadernare carte e documenti di fronte all’operatore sindacale. Nei brevi attimi di tregue, il silenzio è interrotto dal telefono. Ma la risposta è sempre la stessa: “Questa settimana è impossibile, siamo pieni di lavoro”. Paola, la responsabile del centro, conferma il disagio: “La gente è spaventata, ha paura di sbagliare – spiega – anche chi ha una prima casa ed è capace di calcolare da solo l’importo della rata preferisce venire al Caf. Siamo senza respiro”. Ma i più vulnerabili sono gli anziani. “Qui da noi sono almeno il 70% – racconta Paola – hanno tempi ed esigenze che l’amministrazione non ha considerato in alcun modo”. A ben guardare, infatti, la Milano che in questi giorni popola i corridoi e le sale d’attesa dei centri per l’assistenza fiscale ha poco o nulla da spartire con la rivoluzione informatica. “Intrenett?”, risponde una signora che giura di aver superato gli ottanta, “no, no, per carità!”.

L’agonia si concluderà nel fine settimana, ma c’è chi assicura che il peggio deve ancora arrivare. Vita, coordinatore lombardo dei Caf Cisl è convinto che la seconda rata dell’Imu, quella che gli italiani dovranno pagare a dicembre, nasconda ulteriori difficoltà: “Quando gli ottomila comuni avranno definito le rispettive aliquote Imu – spiega Vita ricordando che hanno tempo fino al 30 di giugno – dovremo raccogliere le delibere comunali una ad una, e occuparci di ogni pratica in modo conseguente. Non sono ottimista”.

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