“Voglio dire a tutti che se mi sarete da canto riprendo il mio percorso politico”. A 65 anni, e con tanto di storia politico-giudiziaria alle spalle (e davanti), con due righe sulla sua bacheca Facebook Clemente Mastella annuncia il suo fatale ritorno alla politica. Da dove e per andare dove? Si chiedono i tanti che hanno commentato l’annunciazione che, bene dirlo subito, ha ottenuto a stretto giro di post la benedizione di Monsignor Soldato da Bari. Lui legge i commenti. “Non è vero che sono tutti così incazzosi verso di me, siate onesti almeno voi del Fatto”.
In effetti c’è chi approva (50 “i like”) e chi si scaglia, anche con veemenza, contro il Clemente nazionale per indurlo a ripensarci, prima che sia troppo tardi. Ma che torna a fare? “Dobbiamo liberarci dei tecnici, piuttosto restauriamo la Prima Repubblica che era meglio. Io non ho detto che mi candido, non saprei neppure a cosa visto che non si sa quando si vota e neppure con quale legge elettorale. Dico che voglio tornare a fare politica perché qui stiamo andando alle cozze. No dico, il governo dei tecnici vi pare una soluzione? Cosa stanno facendo i tecnici? Come si può dire che siano diversi o migliori dei politici? Per capire che non è così basta guardare al pasticcio della Fornero sugli esodati, no dico, ci sono in ballo 360mila famiglie. Non ci si può fare incantare dai tecnici. Fanno crescere il partito della disperazione che poi vota Grillo, ma è come andare dal luminare per un tumore, nessuno te lo cura e ti affidi al fattucchiere. Fatico a dirlo ma ragione Santoro quando dice che in testa c’hanno solo le banche. Ma pensa se avessi nominato io come presidente dell’Agcom uno che era il mio capo di gabinetto quando stavo in Europa? Apriti cielo! Invece a questi tecnici si perdona tutto”.
Anche lei però ne ha combinate d’ogni, pensa di ripresentarsi come il nuovo che resta? “Macché nuovo, io non ho mai smesso di fare politica, anche da europarlamentare ho continuato a candidarmi alle amministrative. E poi questa cosa dei giovani, parliamoci chiaro, portano novità dal punto di vista estetico, ma non è una garanzia di capacità politica, in un paese dove anagraficamente sono più i vecchi dei giovani. E poi Hollande ha la mia età e non mi pare che Monti sia un giovane, ma fa il presidente del consiglio”.
Ma ammesso che torni, dove va? Con chi trama dietro le quinte per tornare sul palco? Chi le dà credito? “Ma quali trame, non scrivete queste cose. Berlusconi non lo sento da un anno, Alfano invece lo sento spesso e tanti mi chiamano e chiedono consigli ma tanto no le dico chi sono”. Se si votasse domani, stavolta l’Udeur starebbe a destra o a sinistra? “Il mio partito gravita da tempo nel centrodestra. Mi imputano da sempre questo trasformismo quasi senza ritegno. Ma io ho cambiato schieramento non come singola persona ma come partito, secondo le linee politiche dei congressi, come faceva la Dc che faceva governi di destra e di sinistra”. Ma Berlusconi è finito e anche Alfano non si sente troppo bene. “Il centrodestra deve uscire dal suo stato depressivo. Ma per i bene di tutti. Se va in disfatta è un dramma anche per chi vince, se l’opposizione è debole è un dramma anche per chi governa. Certo i partiti sono in enormi difficoltà. Ognuno pensa di salvare se stesso, di essere tolemaico per sé e galileiano per gli altri, cioè di salvarsi solo lui e tutti intorno debbano cambiare e essere mandati via. Cambiamo tutti, meno che io. Questo è l’atteggiamento dei partiti. Se ne stanno lì, in mezzo alla strada come se ci fosse in pitone pronto ad afferrarli. E anziché pensare a come toglierlo di mezzo balbettano, i leader sono tutti spaventati, bloccati e sedotti dal pitone. C’è uno spaesamento generale. Ecco cosa voglio dire. Togliamo di mezzo i tecnici, restauriamo la Prima Repubblica”.
Senta ma quelle inchieste che la riguardano, dal Campanile in giù, come stanno andando? “Vada a chiederlo a De Magistris che è sotto inchiesta per le cose che mi ha fatto. Ho chiesto di difendermi nei processi, non ho fatto niente di male. Rispetto a quello che si è visto la mia posizione non è paragonabile: io non ho preso una lira e rispetto a Vendola che si fa mettere il primario amico, Lusi, Penati che si prendono i soldi… a me venite a rompere le palle?”. Casta che vince non si molla. Lei fa ancora l’europarlamentare a spese degli italiani, pensa ancora che una diaria di 209 euro al giorno siano una miseria? “L’ho detto solo in risposta ai parlamentari italiani che si lamentavano dei loro stipendi, mica in relazione a quanto prende un operaio”. Senta l’ultima evoluzione mastelliana che si ricorda è sul tema dei diritti civili. “Devo precisarlo ancora, non ho detto che sono a favore dell’assimilazione delle coppie gay a marito e moglie, ma penso che sia giusto che le coppie gay continuino le battaglie per il riconoscimento dei diritti civili”.