Società

L’ipocrisia dei giochi di stato

Nel lontano 2004 scrivevo:

«I possibili scenari dovrebbero essere sostanzialmente due.

Primo scenario. Lo Stato decide che i giochi che coinvolgono denaro (ed in particolare i giochi “d’azzardo”) danneggiano la morale, i patrimoni, le famiglie, eccetera e dunque coerentemente decide che non si devono più fare. Chiude i pochi casinò aperti, la smette con Lotto, Lotterie e Concorsi, fa togliere le “macchinette” da tutti bar. Uno scenario bacchettone e proibizionista.

Secondo scenario. Lo Stato decide che, seppur con determinate e precise regole e limitazioni, i giochi che coinvolgono denaro (ed in particolare i giochi “d’azzardo”) si possono fare. E allora chiunque ne abbia i requisiti (rigorosi e dettati dallo Stato stesso) può fare il gestore di questi giochi. Ciò è naturale, perché viviamo in uno Stato democratico e liberale (o no?), in un’economia capitalistica di mercato, che tutela la libera concorrenza (o no?). Dunque vi sono molte imprese che si candidano alle gestioni, la concorrenza fa crescere la qualità, i giocatori ne traggono giovamento e lo Stato incassa le giuste tasse.

Ebbene, non vi ci raccapezzate più? In quale scenario ci troviamo, in Italia, nell’estate del 2004?

Certo non nel primo. Mai lo Stato avrà il coraggio di prendere una decisione coerente con i suoi principi, ma contro i suoi interessi; mai rinuncerà agli introiti che gli derivano dalla gestione diretta dei suoi concorsi.

E certo non nel secondo. Esistono solo 4 casinò, tutti di natura pubblica e gli altri giochi sono gestiti dallo Stato in regime di monopolio. Quello stesso monopolio contro il quale lo Stato stesso dovrebbe tutelare i cittadini. Nessuno può far niente, tutto è immobile ed anche se ci sono progetti (ma ci sono davvero?) di aprire qualche altro casinò in rinomate località di villeggiatura, questo non pare possa avvenire in regime di libera concorrenza. E se anche ci fosse una parvenza di libera concorrenza, come farebbero le aziende italiane a competere con le ben più dinamiche e allenate aziende straniere? Spero di sbagliarmi, ma non c’è chance.»

Sono passati 8 anni e l’ambivalenza non si è risolta. Lo Stato è più che mai il più grosso biscazziere italiano, basti pensare all’invasione delle terribili sale slot. I casinò sono sempre 4 e sono gestiti in modo inverecondo da gente incompetente nominata dalla politica. Basta la triste parabola discendente del Casinò di Venezia (di cui abbiamo già parlato) ad esemplificare la situazione.

Il fatto è che i casinò moderni non offrono ai loro clienti solo gioco, ma tutta una serie di servizi tesi a mettere il cliente a proprio agio. Hotel e ristoranti di buon livello a prezzi ragionevoli, sale convegni, teatri, discoteche, piscine, spa, spettacoli e chi più ne ha più ne metta. Questa è per esempio la politica del gruppo Hit sloveno. Se vai per esempio al Perla di Nova Gorica, tutto è facile e accogliente, dal garage, alla possibilità di giocare a poker o mangiare un toast alle 6 del mattino. Ma il gruppo pensa anche al futuro e per il 2019 ha già in programma lo sviluppo di un complesso turistico integrato vicino al confine italiano.

Da noi si pensa di costruire il prossimo casinò di Venezia all’aeroporto: pensavo giusto di passarci qualche giorno di vacanza!