Un ragazzo di origine ucraina frequentava regolarmente le lezioni, in quinta classe, pronto per gli esami di maturità. Nel frattempo tuttavia aveva compiuto 18 anni, e agli scrutini gli insegnanti non hanno avuto pietà: lo studente non ha il permesso di soggiorno, quindi non lo ammettiamo alle prove. Un caso sconcertante avvenuto all’Istituto statale Natta di Milano nonostante sulla questione sia già stata emessa una posizione inequivocabile: il Consiglio di Stato, infatti,  nella sentenza 1734 del 27 febbraio 2007 precisava che negare l’accesso all’esame di maturità al termine di un percorso di studi “conduce a risultati irragionevoli”, avendo “l’inaccettabile effetto di impedire al cittadino straniero il completamento del corso di studi superiore per la sola ragione che è diventato maggiorenne”.

E questo senza tener conto di quanto si sostiene in altri pronunciamenti internazionali. La Convenzione Onu sui diritti del fanciullo (ratificata e resa esecutiva con legge 176/91): l’art. 2 stabilisce che i diritti sanciti dalla Convenzione devono essere garantiti a tutti i minori, senza discriminazioni, il che significa, come ha chiarito il Comitato Onu sui diritti del fanciullo, anche “indipendentemente dalla loro nazionalità, status d’immigrazione o apolidia”. La Carta di Nizza, art. 14: “Ogni individuo ha diritto all’istruzione”.  Senza parlare della stessa Costituzione italiana che all’art. 34 recita: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”. Come è possibile, dunque la bocciatura dello studente ucraino del Natta? Si gioca sull’ambiguità dell’ultimo decreto sicurezza dove  si tutela gli immigrati extracomunitari fono all’espletamento dell’obbligo scolastico. Al Natta, insomma, la maturità non viene considerata obbligo scolastico, quindi inaccessibile a chi è privo di permesso di soggiorno. Abbiamo cercato le motivazioni di questa scelta alla preside Anna Iossa. “sta facendo gli scrutini”, ci è stato risposto, e non si è fatta più sentire. La madredello studente uscraino, una badante, si è rivolta al provveditorato e piangendo ha chiesto giustizia per il figlio. “Chiameremo noi la scuola – le hanno risposto – Chiederemo di ammetterlo agli esami con riserva”. Intanto il ragazzo resta bocciato e per di più è diventato un clandestino.

Nel pomeriggio l’intervento del Ministero dell’Istruzione, che ha contattato il provveditorato di Milano per chiedere chiarimenti in merito alla vicenda: “Ci sono gli strumenti amministrativi – assicurano a viale Trastevere – per risolvere la questione. Se l’unico ostacolo è il permesso di soggiorno il ragazzo va ammesso”.

 

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

La proposta Ichino e il costo dell’Università

next
Articolo Successivo

Emilia, adotta una scuola terremotata

next