La Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna si è aggiudiava i lavori con un ribasso del 43 per cento, poi ha affidato 15 milioni di opere alle Elios di Piacenza. Ma quest'ultima ditta è specializzata in servizi di bonifica. Il sindacato: "E' un modo per eludere l’obbligo del corso di formazione sulla sicurezza in cantiere”
L’appalto va ai muratori, ma a guidare le ruspe sono gli impiegati. Mentre Pisapia e Formigoni fanno a gara a chi si dimette di più, spuntano nuove grane sui terreni dell’Expo. Due giorni fa i giornalisti sono stati invitati dalla società di gestione Expo Spa a un sopralluogo che aveva il sapore della scampagnata. Tutto in ordine, si va avanti. Ma non è così. Fuori dal campo visivo della visita guidata si scoprono cose curiose. Su tutte il fatto che l’appalto per la rimozione delle interferenze sia andato ai muratori, ma a guidare le ruspe siano impiegati e operai. Sembra incredibile, vista la congerie di controlli incrociati, commissioni comunali, tavoli prefettizi e sindacali ma è così. E per capire come e perché bisogna riannodare le fila del primo mega appalto, quello della Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna già nel mirino della magistratura.
La Cmc si è aggiudicata i lavori con un ribasso del 42,83% (58,8 milioni sui 90 a base d’asta) che ha destato subito sospetto: con margini così tirati come faranno a rientrare delle spese e non andare in perdita? I modi si trovano. Si può prendere un impiegato o un operaio e fargli fare il muratore. Solo di oneri costerà il 10% in meno. Il tutto con la benedizione di Expo Spa. E’ successo ad aprile, quando la Cmc ha affidato 15 milioni di opere alla Elios di Piacenza, società indagata a Torino per smaltimento illecito di rifiuti proprio mentre atterrava a Milano. Nel farlo la Cmc ha trasformato in subappalto un contratto di nolo a caldo che trasferisce alla contraente le responsabilità su uomini e mezzi.
Elios, qui sta il punto, è però specializzata in servizi di bonifica ambientale e come tale applica ai propri lavoratori un contratto del terziario. I suoi dipendenti, però, una quarantina oggi (ma presto saranno molti di più), in area Expo svolgono attività generaliste di spostamento dei sotto servizi, realizzazione strade e movimento terra tipicamente edili. Il disallineamento tra contratti e mansioni, anche se è anomalo, non è illegale e permette un significativo abbattimento del costo del lavoro. Il contratto edile, infatti, ha un incidenza superiore a quello dei servizi sul fronte retributivo, contributivo e assicurativo. Le aliquote Inps in busta paga pesano per il 35% contro il 28,9 del terziario, quelle Inail il 13% contro il 9,5. Gli edili hanno poi l’obbligo di versamento alla cassa che il terziario non ha, pari al 7,46% su una retribuzione media. Mettere un impiegato sulla ruspa, insomma, costa il 10% in meno.
La Cgil, in attesa di conoscere i riscontri dell’attività ispettiva, mette le mani avanti sul rischio di dumping retributivo nell’area che dovrebbe essere il fiore all’occhiello dell’Italia nel mondo. “Non è solo un fatto di equità ma di regole e controlli”, spiega il responsabile del progetto Expo della Cgil di Milano Antonio Lareno. “Con quell’escamotage, ad esempio, può essere subito saltato l’obbligo del corso di formazione sulla sicurezza in cantiere”. Il fatto poi che salti il versamento dei contributi alla casa edile rende più difficile il controllo di quanto avviene a Rho Pero. La cassa edile, infatti, permette un accertamento indiretto delle eventuali irregolarità. “E’ una situazione che riteniamo opaca anche per l’impossibilità di procedere a verifiche accurate per la concausa della non attivazione del software di controllo accesi e della commissione sul mercato del lavoro prevista dal protocollo prefettizio dello scorso febbraio sottoscritto alla presenza del Ministro cancellieri e dello stesso sindaco di Milano. Allo stato attuale se un’azienda, per ipotesi, dichiara di impiegare 17 operai e ne impiega due in più in nero, non lo possiamo sapere né dagli accessi né dal Durc, il Documento di regolarità contributiva, che nel caso specifico attesterebbe la corrispondenza fra i dipendenti dichiarati e i contributi versati”, spiega Lareno.
Il caso non lascia tranquillo neppure il presidente di Assimpredil, Claudio De Albertis: “Il ricorso a un altro contratto non è illegittimo, ma è un’anomalia che ci preoccupa e pone anche un problema sotto il profilo della concorrenza”. Domani tutta questa vicenda sarà scodellata sul tavolo della giunta guidata da Giuliano Pisapia, ormai ex commissario di un Expo sempre più in panne.