L’Ici era meglio dell’Imu? Secondo i calcoli del Centro associazione artigiani e piccole imprese di Mestre (Cgia) la risposta è sì. Le famiglie italiane con la nuova aliquota sulle abitazioni spenderanno 6,2 miliardi in più, rispetto al 2011. Dalla Cgia spiegano che la vecchia tassa non solo non si è applicata sulla prima casa, ma i suoi effetti economici sulle seconde e terze case sono stati mediamente più leggeri.  

A Mestre è stata fatta una stima di quanto hanno incassato l’anno scorso i Comuni italiani con l’applicazione della vecchia imposta sulle seconde e altre abitazioni (pari a un importo che si aggira sui 3,15 miliardi di euro), confrontando i dati con il gettito previsto quest’anno con l’applicazione dell’Imu. L’incasso sulle prime e altre abitazioni dovrebbe garantire all’erario e ai Comuni italiani 9,3 miliardi di euro: 3,4 miliardi provenienti dall’applicazione dell’imposta sulla prima casa, 5,9 miliardi di euro dalle altre abitazioni. “Una stangata – sottolinea Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre – che rischia di deprimere ancor più i consumi delle famiglie che già oggi sono ridotti al lumicino”.

La contrazione maggiore degli acquisti da parte delle famiglie, prevede Bortolussi, avverrà sotto le festività natalizie, perché in quella data scadrà il saldo di chi avrà deciso di rateizzare il pagamento dell’imposta. Quindi conclude il segretario della Cgia, i commercianti e gli artigiani che aspettano con trepidazione il periodo natalizio per rimpinguare il proprio fatturato si mettano il cuore in pace, le tredicesime degli italiani andranno tutte in tasse e bollette. 

 

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