Luigi Martinelli, l’uomo che il 3 maggio scorso si asserragliò dentro gli uffici dell’agenzia delle Entrate di Romano di Lombardia (Bergamo), e armato tenne in ostaggio per sei ore una dozzina di impiegati, per poi liberarli, ha chiesto il patteggiamento. Subito dopo essersi arreso alle forze dell’ordine, grazie alla mediazione del brigadiere dei carabinieri Roberto Lorini, spiegò che il suo era un gesto dimostrativo, perché esasperato dalle richieste di pagamento di debiti arretrati.
La sua proposta al pubblico ministero è quindi di scontare tre anni di pena, come fa sapere il l’avvocato Giuliano Leuzzi, fornito gratuitamente dal Codacons. Il pubblico ministero Franco Bettini ha ritenuto congrua la pena richiesta, e l’ha messa al vaglio del giudice per le indagini preliminari Giovanni Petillo. Accusa e difesa si incontreranno in un’udienza in camera di consiglio per valutare la proposta di patteggiamento e il 5 luglio sarà annunciato l’accoglimento o meno della richiesta.
L’imprenditore 56enne, interrogato dal giudice per le indagini preliminari il 5 maggio scorso, ha dichiarato: “Non volevo far male a nessuno. Volevo far uscire tutti e barricarmi. Non era mia intenzione sequestrare nessuno. Sono pentito“. In quell’occasione il suo avvocato chiese che il suo assistito fosse scarcerato ma senza successo. Il quadro accusatorio contro l’uomo si è aggravato il giorno successivo all’arresto, quando gli uomini dell’Arma gli hanno contestato anche il porto illegale di armi in luogo pubblico. Oltre al fucile, alle due pistole e alle decine di munizioni l’uomo aveva portato con sé negli uffici, durante la perquisizione i militari trovarono in casa dell’imprenditore altre cinque carabine, due fucili, due pistole, seicento munizioni e oltre un chilo e mezzo di polvere da sparo.