La Cina aumenta i suoi investimenti all’estero, diversificando il proprio shopping: risorse in Sudamerica e brand in Europa. E in Italia è il Piemonte la regione preferita dai capitali con gli occhi a mandorla. Secondo quanto affermato dalla ricerca condotta dalla A Capital, azienda di private equity con sedi in Cina e Parigi, sarebbe stato il Sudamerica la prima destinazione degli investimenti cinesi con il 43% delle attività esteri dei capitali provenienti da Pechino. La principale acquisizione ha riguardato il petrolio: la China Petrochemical Corp., (Sinopec), ha acquisito una partecipazione del 30% in Petrogal Brasil, la controllata brasiliana della società petrolifera portoghese Galp Energia SA per una cifra pari a 5,16 miliardi di dollari.
Il report di A Capital pone l’Europa come il secondo punto di approdo degli investimenti cinesi. L’83% del capitale totale non investito in risorse è finito in accordi europei: “Questo conferma la posizione dell’Europa come un terreno di investimento strategico fondamentale per gli investitori cinesi”, si legge nel rapporto. Il principale investimento in Europa è stata la partecipazione all”8,7% nella società di servizi pubblici del Regno Unito Thames Water, acquisita dalla China Investment Corp., il fondo sovrano del paese. Un contratto le cui caratteristiche non sono mai state rese pubbliche, ma che A Capital ha quotato a 779 milioni di dollari. Ci sono anche due investimenti europei non ancora conclusi: si tratta dell’acquisizione del produttore tedesco Putzmeister Holding da parte della Sany Heavy Industry Co. e quella del 21% del capitale del fornitore di energia portoghese EDP-Energias de Portugal da parte della cinese Three Gorges Corp. In questa orgia di investimenti c’è anche l’Italia.
Secondo quanto riportato dal South China Morning Post, quotidiano di Hong Kong, “gli investimenti cinesi e di Hong Kong hanno fatto un enorme balzo avanti quest’anno e le compagnie italiane stanno riponendo le loro speranze sul mercato del gigante asiatico”. Le conferme sarebbero arrivate ad un forum organizzato da Mergermarket a Hong Kong. In questa occasione ha parlato anche Bianca Bonardo, managing partner di Chance Equity Partners, sottolineando come soprattutto il settore della moda sia quello cui i cinesi sembrano maggiormente interessati: “Ho molti clienti in compagnie d’alta moda italiane – spiega -. Hanno bisogno di soldi per crescere nel promettente mercato cinese. Molte di queste compagnie registrano un profitto annuale tra i 50 e i 100 milioni di euro. Le compagnie cinesi propongono joint venture per vendere i marchi in Cina. Alcune compagnie italiane preferiscono che la controparte cinese prenda un interesse di minoranza, ma vogliono crescere nel mercato cinese”. Gli investimenti cinesi sono destinati a salire: 42 milioni di euro nel 2011, secondo i dati della società di consulenza di Hong Kong dovrebbero arrivare a 528 milioni nel 2012.
Spicca tra le cooperazioni italo cinesi, la regione Piemonte. Secondo quanto riportato dai media locali, i partecipanti al Forum organizzato da Mergemarket hanno sostenuto che la regione italiana del Piemonte costituisce il miglior esempio del rafforzamento di questi rapporti. “C’è un buon interesse da parte di investitori cinesi in Piemonte. C’è anche un forte interesse dalle compagnie piemontesi di trovare partner cinesi nel mercato della Cina,” ha detto Federico Zardi, dell’Agenzia piemontese per investimenti, esportazioni e turismo. “Il problema delle compagnie italiane è la sottocapitalizzazione dovuta all’economia nazionale —soprattutto per le aziende piemontesi. Le compagnie piemontesi vogliono che il capitale dalla Cina cresca in modo internazionale, mentre le compagnie cinesi sono interessate a quelle piemontesi per la tecnologia”. Infine, un altro report su investimenti cinesi, è quello di Rhodium Group, una società di consulenza economica, che agisce in collaborazione con CICC, una banca di investimenti cinesi. Secondo questa ricerca “gli investimenti diretti cinesi in Europa sarebbero triplicati nel 2011 raggiungendo quota 10 miliardi di dollari, per una spesa globale che potrebbe vedere i cinesi spendere fino a 250-500 miliardi di dollari nella regione entro il 2020”.
di Simone Pieranni