David Graeber, antropologo americano, è uno dei più attivi esponenti di Occupy Wall Street, il movimento che da più di otto mesi sta scuotendo il mondo finanziario al grido di “siamo il 99%” che ha occupato la zona simbolica dell’1% dei più ricchi al mondo. Ma attenzione a non definirlo uno dei leader: “Mi piace considerarmi uno dei due milioni di capi di Occupy Wall Street“. Il movimento di protesta, focalizzato sulla lotta alle disuguaglianze economiche, non si è limitato al settore bancario, ma si è aperto alle problematiche locali: “Adesso stiamo affrontando un alto livello di scontro con la polizia, al quale abbiamo risposto allargando la base del consenso. Non siamo spariti, è solo la coperta mediatica a essere calata”. Per presentare il suo ultimo libro “Critica della democrazia occidentale”, edito da Eleuthera, Graeber ha scelto il centro sociale milanese ‘Il Cantiere’ e il Teatro Valle occupato di Roma. “La storia è piena di movimenti dal basso. In Europa se osserviamo il partito Best in Islanda o quello dei Pirati in Germania o il Movimento 5 Stelle in Italia, tutti stanno introducendo alcuni tipi di elementi di democrazia diretta” di Francesca Martelli