Il verdetto era atteso oggi. Ma sarà emessa il 5 luglio la sentenza della Cassazione sull’irruzione alla scuola Diaz durante il G8 a Genova del 2001. Lo ha deciso la quinta sezione penale presieduta da Giuliana Ferrua. Il 5 luglio, prima di ritirarsi in camera di consiglio, i giudici di piazza Cavour ascolteranno l’ultima arringa di uno dei difensori dei funzionari di polizia. Ieri l’avvocato di Stato, parte per il ministero dell’Interno, aveva chiesto di rifare il processo con annullamento con rinvio dellecondanne dei 25 agenti e funzionari della polizia accusati del pestaggio.
Il rinvio è stato deciso dopo le numerose sollecitazioni del presidente Giuliana Ferrua ai difensori degli imputati a rispettare il calendario di marcia e ad evitare di ripetere fatti già oggetto dei precedenti gradi di giudizio. Adesso sta parlando l’avvocato Alfredo Biondi che ha assicurato “di parlare per circa mezz’ora dal momento che conosco le modalità del giudizio di Cassazione”. Già l’altro ieri il presidente Ferrua aveva fatto mettere a verbale che i difensori si erano rifiutati di parlare perché stanchi e aveva intimato di svolgere il loro incarico il giorno successivo, senza soluzione di continuità, dalle ore 9 alle ore 20.
Con le violenze avvenute nella scuola Diaz “è stato offeso il nostro Paese. Ricordiamoci che anche all’estero ci chiedono giustizia per questo” aveva detto ieri l’avvocato Gilberto Pagani, che rappresenta alcuni ragazzi coinvolti nel pestaggio e costituitisi parte civile nel processo. L’avvocato ha ricordato che alcuni di quei giovani che alloggiavano alla scuola Diaz “hanno riportato danni permanenti, e a loro la Cassazione deve dare una parola certa”. I difensori di alcuni poliziotti invece hanno detto di “aspirare alla fine di un incubo” e il difensore di Gilberto Caldarozzi, Gilbertto Lozzi, ha detto che “non si possono negare le attenuanti generiche ad un investigatore che ha arrestato Provenzano”. Caldarozzi, attuale capo dello Sco condannato in appello a 3 anni e 8 mesi per falso.
Il sostituto procuratore generale, Pietro Gaeta, invece tre giorni fa aveva chiesto la conferma delle condanne d’appello senza la concessioni delle attenuanti. In caso di condanna gli imputati non rischiano il carcere, ma se la se i supremi giudici sposassero la linea dell’accusa difficilmente non ci sarebbero ripercussioni sulla carriera per via della condanna accessoria della sospensione dai pubblici uffici per cinque anni che non è soggetta a condono.
Il rinvio spacca a metà le parti. Da un lato i famigliari dei ragazzi feriti nell’irruzione gridano alla “vergogna” per i 20 giorni di agonia in attesa di una parola definitiva a distanza di undici anni dai fatti. Dall’altra la fiducia dei funzionari e degli agenti di polizia accusati di falso e lesioni che giudicano lo slittamento della decisone come un “segnale di attenzione”. Enrica Bartezaghi, presidente del comitato ‘Verità e giustizia per Genova”, durante il G8 ha vissuto l’arresto della figlia Sara. “Dopo undici anni – afferma la presidente – pensavamo che la Cassazione mettesse una parola definitiva. E’ una vergogna il tempo trascorso dai fatti perchè comunque vada significherà l’impunità per gli agenti e i funzionari di polizia che hanno massacrato oltre sessanta persone appartenenti al social forum che avevano scelto la scuola di Genova come sede. Nessuno di questi poliziotti – annota ancora la presidente del comitato – farà un giorno di carcere. Noi ci aspettiamo un risarcimento morale. Da undici anni – continua – aspettiamo che il capo dello Stato, il ministro dell’Interno e il capo della Polizia chiedano scusa per quello che è accaduto. Nessuno lo ha mai fatto”. Secondo i famigliari dei no global, la richiesta di scuse da parte dello Stato significherebbe soprattutto “prendere le distanze dai fatti e dai massacri subiti da oltre sessanta persone”. Dopo quei fatti, ricorda la presidente del comitato, “mia figlia Sara non è più voluta rimanere in Italia, è andata a vivere all’estero”.
Di tutt’altro tenore il commento dei difensori dei poliziotti che vedono lo slittamento della decisione della Cassazione come un “segnale di attenzione”. Sintetizza l’avvocato Domenico Battista, difensore del settimo nucleo gli agenti che fecero l’irruzione nella scuola: “Il rinvio da parte della Corte è un segnale di attenzione. Evidentemente i giudici ritengono di dover riflettere sui nostri motivi di ricorso. D’altronde – fa notare ancora l’avvocato Battista – la decisione della presidente Giuliana Ferrua di non voler contingentare le arringhe degli avvocati si spiega anche con la lunga requisitoria affrontata dal pg Pietro Gaeta che è entrato nel merito delle sentenze di primo e secondo grado”. Delusione per il rinvio viene registrata invece dai legali dei no global. L’avvocato Francesco Romeo fa notare che “è eccessivo un rinvio di venti giorni dopo cinque giorni di udienza. Se può servire per prendere una decisione con la massima ponderatezza…”.