Cinema

E’ morto il regista Giuseppe Bertolucci. Fece esordire Roberto Benigni al cinema

Tredici lungometraggi all'attivo, aveva lasciato la regia da 10 anni per dedicarsi alla Fondazione Cineteca. Nel 1977 portò per la prima volta su grande schermo il comico toscano con Berlinguer ti voglio bene, poi negli anni ottanta Claudio Bisio, Paolo Rossi e Diego Abatantuono: "Aveva idee chiare e grande coerenza intellettuale". L'amico Fabrizio Gifuni: "Un artista libero e coraggioso"

di Davide Turrini

Dopo una lunga malattia è morto a Diso, in provincia di Lecce, il regista e sceneggiatore Giuseppe Bertolucci. Lo hanno annunciato la moglie Lucilla Albano e il fratello Bernardo Bertolucci. 

Bertolucci fino a gennaio 2012 è stato presidente della Cineteca di Bologna, diventata recentemente una fondazione presieduta da Carlo Mazzacurati. Giuseppe era nato a Parma nel 1947, figlio del poeta Attilio, aveva esordito dietro la macchina da presa con Berlinguer ti voglio bene nel 1977, in uno dei più riusciti film interpretati da un ancora ruspante Roberto Benigni. Negli ultimi anni si era dedicato alla regia teatrale con grande successo e assieme all’attore Fabrizio Gifuni aveva riportato in scena testi di Carlo Emilio Gadda e Pier Paolo Pasolini.

Ed è proprio Gifuni, che questa sera salirà sul palco della terza festa nazionale dell’Anpi a Marzabotto vicino Bologna, a ricordare l’amico scomparso al fattoquotidiano.it: “Cercherò di ricordare Giuseppe anche stasera. Con lui ho condiviso  gli ultimi dieci anni di lavoro in teatro. Ed è stata la più grande avventura della mia vita perché sono stato insieme a lui per mesi interi a parlare di teatro, di politica, del nostro paese”. 

“Mi aveva chiamato alla radio nel 1998 per fare uno dei figli di Arialda assieme a Mariangela Melato e poi nel 2000 per L’amore probabilmente, il suo ultimo film”, prosegue l’attore romano, “Nel 2001 gli ho chiesto se poteva dare un’occhiata al mio progetto teatrale su Pasolini. Ha letto la prima bozza e si è subito entusiasmato. E’nato un rapporto professionale e di grande amicizia personale anche con mia moglie Sonia Bergamasco e i miei figli”.

“E’ stato uno degli uomini e degli artisti più liberi, coraggiosi e intelligenti degli ultimi 50 anni e come tutti i grandi non aveva nulla da dimostrare, anzi si divertiva a mascherarsi dietro le sue opere”, conclude Gifuni, “inoltre per lui la parola mercato era totalmente sconosciuta, ha portato avanti una sua personale ricerca con la freschezza dello sperimentatore tra cinema, teatro e documentario immergendosi nella piccola/grande rivoluzione del digitale. Volle subito capire se all’orizzonte di quel cambiamento ci fosse una prateria o pochi metri. Lo ricordo ancora quando si è fatto spedire delle piccole videocamerine dall’Inghilterra per poi girare ne L’amore probabilmente la cosiddetta “soggettiva dell’ape”. Anche se oramai non credeva più nel cinema, gli piaceva andarci da spettatore, ma sosteneva di non trovarci più un senso nuovo adeguato al presente”. 

Abatantuono: “Una grande coerenza intellettuale”. “Sui set dei film di Giuseppe c’era un clima straordinario”, spiega al fattoquotidiano.it Diego Abatantuono che è stato interprete de Strana la vita (1987) e I cammelli (1988), “era una brava persona, sapeva conciliare tutti”. “Le sue commedie degli anni ottanta potevano sembrare all’apparenza qualcosa di leggero, ma invece erano impostate su una stratificazione di significato e valori rispetto all’esistente. Inoltre, ogni momento prettamente comico era anche e soprattutto un tratto di profonda malinconia”.

Assieme ad Abatantuono, Bertolucci aveva portato su grande schermo Paolo Rossi e Claudio Bisio, storica fetta del Derby di Milano: “Ci siamo frequentati troppe poche volte, ma ci siamo incrociati sempre in tutte le città in cui abbiamo vissuto in contemporanea come Roma e anche Bologna. Poi lui il cinema non l’ha voluto più fare se ne è allontanato. Una scelta coraggiosa e difficile, quando molti di noi scelgono per esempio la regia televisiva perchè si tiene famiglia. Giuseppe aveva idee chiare e una grande coerenza intellettuale

Farinelli: “Un privilegio lavorare con lui”. Bologna, la seconda città di Giuseppe Bertolucci, si stringe attorno al ricordo commossa. L’attuale direttore della Cineteca, Gianluca Farinelli, ricorda quando il regista parmigiano venne a Bologna la prima volta per poi diventare presidente della storica istituzione cittadina: “Era il 1997, venne a trovarci con sua moglie, quando ancora eravamo in via Galliera. Io ero vice di Vittorio Boarini. Si presentò con grande umiltà e con il desiderio, perpetuato nel tempo, di capire, imparare e ascoltare”. 

Bertolucci è rimasto alla presidenza della Cineteca fino a gennaio 2012: “E’ stata una guida discreta e autorevole e anche il dramma della malattia che l’aveva colpito da due anni e mezzo l’aveva gestito con estrema discrezione”, chiosa Farinelli, “Era un uomo diverso in mezzo al disastro che ci circonda”.

“E’ con dolore che apprendiamo della scomparsa di Giuseppe Bertolucci – hanno dichiarato l’assessore alla Cultura Alberto Ronchi e il sindaco Virginio Merola – un grande interprete dei nostri tempi. Abbiamo avuto l’onore di avere la grande esperienza di Bertolucci a disposizione della Cineteca di Bologna, istituzione di cui è stato presidente, contribuendo in maniera attiva ai suoi successi. Sapremo ricordarlo come merita”. Al Comune di Bologna si aggiunge la Regione Emilia Romagna con le parole dell’assessore alla cultura Massimo Mezzetti: “è una gravissima perdita per il cinema e per l’intera espressione artistica. Credo ora sia ancora più necessario che venga attentamente riletta la sua opera, un grande patrimonio ricco di raffinatezza e originalità che Giuseppe Bertolucci ha generosamente prodotto nel corso della sua vita”.

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