Quello di Giorgia Meloni è stato un addio amaro. Ieri pomeriggio l’ex ministro della Gioventù ha lasciato la presidenza della Giovane Italia, l’organizzazione under35 del Pdl, ma dopo vent’anni passati nei movimenti giovanili della destra – dagli esordi nel “Fronte” missino alle battaglie di Azione Studentesca, fino alla guida dei giovani di Alleanza Nazionale – il suo lascito politico è fortemente ammaccato.
Perché l’avvicendamento alla guida del movimento pidiellino è stato in pieno stile Forza Italia. Nessun congresso – nonostante le tante richieste provenienti dai militanti ex An – nessun tesseramento. È bastata una conferenza stampa a via dell’Umiltà per comunicare a giornalisti e dirigenti che il nuovo presidente è Marco Perissa, fedelissimo “meloniano”, calato dall’alto, come accadde alla stessa Meloni tre anni fa, quando fu nominata da Berlusconi nella diarchia al vertice del movimento insieme alla deputata Annagrazia Calabria, di provenienza azzurra.
Perissa, ha spiegato l’ex vicepresidente della Camera, è stato scelto “dopo un’ampia consultazione”, anche se “speravo di lasciare a qualcuno eletto dalla base e dunque da un congresso. Ma questo non è avvenuto ed è motivo di rammarico”. Per provare a ridimensionare questo cruccio, la Calabria, che della Giovane Italia è coordinatrice nazionale, davanti ad Alfano, ha chiesto il via libera del partito al congresso della giovanile. Ma in pochi sembrano credere ad una conta in tempi stetti, visto che un’analoga richiesta era stata formulata sei mesi fa. Anche allora Alfano avallò la proposta – come dicono i Formattatori, “Alfano è uno che dice sì a tutti” – ma dopo la convocazione di una cabina di regia per coordinare il percorso congressuale e la stesura del regolamento, l’assise è stata annullata per non creare troppo scompiglio dopo la batosta delle amministrative, sostituita con una inoffensiva “conferenza programmatica” che si terrà a Fiuggi tra una settimana.
La sensazione insomma è che i dirigenti attuali un congresso vero non lo vogliano più e che dopo avere portato a termine il non più rinviabile rimpiazzo della Meloni – che a 35 anni vuole giocarsi le sue chance nel partito dei big, magari candidandosi alle primarie come volto giovane degli ex An – qualsiasi consultazione sarà rinviata a dopo le politiche del 2013, senza mettere in pericolo il posto garantito nelle liste bloccate del Porcellum.