Meno tempo, più giustizia. Con la diminuzione dei nuovi carichi del 35%, della durata dei giudizi si potrà passare “dai tre anni di durata media di oggi a poco più di due”. Il cosidetto filtro all’appello, in cui un giudice singolo valuta se un appello è palesemente inammissibile prima di procedere, non sarà “un ulteriore grado di giudizio” ma consentirà una “riduzione, tra tre o quattro anni, della durata dei giudizi in appello di circa il 20% per la cognizione ordinaria e del 30% delle altre materie”. Risponde così il ministro della Giustizia, Paola Severino, al Sole 24Ore, in una intervista su alcune norme contenute del decreto legge Sviluppo (approvato ieri dal Consiglio dei ministri che dovrebbe consentire di dedicare 80 miliardi per la crescita) che avranno ripercussioni sul settore giudiziario.
Il Guardasigilli, avvocato di fama prima di essere chiamata da Mario Monti, rivendica “il numero e la qualità dei provvedimenti adottati finora” in tema di giustizia, che “parlano da soli”, e ricorda come in pochi mesi il governo sia intervenuto “sia sull’organizzazione della giustizia, che sulle norme sostanziali: tribunali delle imprese, taglio degli uffici dei giudici di pace, riforma delle professioni, riforma dell’appello e della legge Pinto (norma introdotta nel 2001 sul diritto per un cittadino di ottenere un risarcimento in caso di durata troppo estesa dei processi in base alla “Convenzione per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali” , ndr), revisione delle norme sulla crisi delle imprese”. “La scelta di non degiurisdizionalizzare i procedimenti regolati dalla legge Pinto – prosegue Severino – nasce da due considerazioni. La prima è che sono state introdotte numerose ipotesi in cui è negato ogni indennizzo”, la seconda è che, “in concreto, la soluzione amministrativa risulta oggettivamente impraticabile, tenuto conto dei limiti di organico dei cancellieri e di spesa del ministero dell’Interno”. Me nell’orizzonte del ministro ci sono altri provvedimenti, “primo fra tutti nelle prossime settimane quello sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie”.
Sulla nuova geografia giudiziaria, il ministro precisa che sta ancora “valutando i contenuti del decreto” ma che l’ipotesi di taglio di 33 tribunali e 37 procure non è “irrilevante”. “Si tratta di una riforma epocale – prosegue -, non a caso attesa da decenni e mai realizzata. I motivi di questo ritardo sono evidenti, e per me adesso ancora più chiari, vista la quantità di interessi colpiti da ogni proposta di soppressione”. Il Guardasigilli parla anche di “dati incoraggianti” sullo strumento della conciliazione con 105.092 iscrizioni dal 21 marzo 2011 al 30 aprile 2012, dei parametri cui ancorare gli onorari degli avvocati per cui ci sarà “una svolta notevole” con il passaggio da “importi parcellizzati e in buona parte fissi, a un sistema di parametrazione del compenso”, infine il regolamento delle società tra professionisti che consentiraà “l’esecuzione dell’incarico professionale conferito dalla società dai soli soci in possesso dei requisiti per l’esercizio della professione”. Parola d’ordine “abbattere l’arretrato pendente e recuperare efficienza”, dal 2009 al 2011 comunque “si è registrata una riduzione pari a 500.000 controversie pendenti. Meno 4,2% l’anno, a fronte un più 4,4% registrato in media dal 1950 al 2009”