“Il tema del testamento biologico – ha sottolineato Gherardo Colombo nella sua introduzione – coinvolge direttamente il diritto fondamentale alla libertà, messo in relazione con il presupposto di tutti i diritti, che è quello dell’esistenza. E’ uno dei temi che fa emergere molto chiaramente il senso dello stare insieme avendo come presupposto la nostra Costituzione. Io credo che il senso della democrazia, della dignità della persona e della libertà si misurino moltissimo in questo campo. I cittadini devono impegnarsi affinché la democrazia sia effettiva.
A me piace guardare l’articolo 1 della Costituzione, quello che dice che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, interpretandolo oltre che secondo la linea tradizionale anche secondo quest’altro modo, cioè che l’Italia è una Repubblica e una democrazia soltanto se i cittadini si impegnano per fare in modo che lo sia. I mezzi per poter essere titolari della sovranità, che sempre secondo la Costituzione appartiene al popolo, ce li abbiamo. In questa occasione abbiamo scelto uno di questi mezzi: la possibilità di presentare uno stimolo sul quale il consiglio comunale dovrà pronunciarsi”.
Claudio Bisio invece ha letto stralci del libro di Beppino Englaro.
Io posso, da medico, ricordare la mia esperienza personale. Molti anni fa mio padre Renato ha avuto nel giro di qualche mese due ictus che lo hanno relegato in un letto lontano dagli affetti, non potendolo più gestire nella casa familiare per necessità di assistenza continua, in uno stato di vita vegetale. Ricordo di essermi consultato con mio fratello e di aver poi pregato il collega responsabile di non proseguire in un accanimento terapeutico che non avrebbe altro che portato ad un allungamento delle sofferenze senza risveglio possibile.
Io sono d’accordo, come ha detto Bisio, che questo è un non problema. Dovrebbe essere già stato superato. I cittadini, quando hanno ancora capacità cognitive, dovrebbero poter scegliere liberamente se proseguire nell’accanimento o meno nel momento in cui si trovassero in quella necessità. Non è, come lo intende la chiesa, una sottrazione della vita che ci è stata donata, né, tantomeno, un suicidio assistito ma una scelta libera di come lasciarla in caso di “non ritorno”. Anche per non far proliferare quel “mercato della morte” oltre confine che ha visto come emblema Lucio Magri.
Si sono visti alcuni consiglieri del comune di Milano, Laura Molteni (Lega Nord) e Matteo Calise (Movimento 5 stelle) a dimostrare che la salute in qualunque aspetto, anche quello terminale, non dovrebbe avere colore politico. Se volete essere liberi, partecipate.