Il terremoto ha distrutto L’Aquila. Il governo Berlusconi con la straordinaria collaborazione della Protezione civile capeggiata da Guido Bertolaso ha trasformato L’Aquila nel più grande spettacolo delle illusioni, dell’illegalità, mai rappresentato nella storia. I cittadini, tenuti rigorosamente all’oscuro di tutto sono stati in gran parte deportati in casette di legno dove ancora vivono. Dormitori dove ricostruire la vita perduta è divenuto un sogno senza risveglio. Il centro storico privato dei negozi, dei ristoranti, dei luoghi di incontro spostati in periferia, mostra le sue ferite che vanno bel al di là di quelle inferte dal sisma. Tre anni scivolati via tra dolore, umiliazione, ribellione, senza un segno evidente di rinascita. Ora il grande illusionista è scomparso e ieri a L’Aquila è arrivato il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, inviato speciale del governo per la ricostruzione dei comuni del cratere. Quella che il ministro Barca sta affrontando, non è solo una ricostruzione materiale, ma una rifondazione di quel rapporto imprescindibile di fiducia tra cittadini e istituzioni. Tanti i comitati sorti in questi tre anni, diversi per provenienza e sigle ma accomunati dalla stessa finalità: la richiesta di trasparenza e partecipazione. “Maggiore informazione, maggiore programmazione, maggiore comunicazione, maggiore semplificazione, maggiore rigore” è proprio la strada indicata dal ministro Barca che venerdì a L’Aquila ha presentato lo studio “L’Aquila 2030 – Una strategia di sviluppo economico” per il superamento dell’emergenza e che domani parteciperà al confronto con associazioni e movimenti promosso dal Fatto nel capoluogo abruzzese.
“In un paese che sta ricostruendo con fatica la propria normalità, non deve esistere, dopo più di tre anni, uno stato d’emergenza per una calamità naturale. Per realizzare il ritorno all’ordinario dobbiamo garantire il rientro in tempi noti dei residenti di tutti i comuni nelle proprie case ricostruite secondo un modello europeo di città in aeree a elevato rischio sismico e una ricostruzione di qualità perseguendo lo sviluppo socio-economico dei territori” ha spiegato il ministro precisando che si tratta di decisioni difficili ma non più calate dall’alto. “Nessuno può proclamare di sapere come si fa e se lo proclama sappiate che dice il falso. Solo un confronto pubblico per quanto rischioso condotto sul piano della ragionevolezza può raccogliere conoscenze disperse e permettere scelte migliori. La logica di fondo è quella di valorizzare il tessuto urbano a vantaggio dei cittadini nel loro complesso senza dare luogo a improprie rendite ingiustificate plusvalenze o vantaggi privati”. Roba da farlo apparire un marziano in una città che ha visto accadere tutto l’incredibile possibile comprese le risate nella notte del sisma di chi pregustava i profitti della ricostruzione. E i segni ci sono già: nei primi mesi del 2012 sono stati riaperti 621 cantieri per il recupero di edifici privati, 98 mila tonnellate di macerie sono state smaltite da gennaio anche attraverso un sistema di tracciabilità dei rifiuti, è stata attivata l’iscrizione da parte di imprese alla white-list, cioé le liste certificate istituite per prevenire le infiltrazioni criminali e garantire l’affidabilità professionale delle imprese che vogliono proporsi per l’attività di ricostruzione. Le piccole e medie imprese verranno finanziate attraverso forme di agevolazioni fiscali e contributive: esenzione delle imposte sui redditi, su Irap, su Imu, oppure sui versamenti Inps e Inail del personale. C’è ancora tanto da fare ma il “cosa” e il “come” non verrà più deciso nelle segrete stanze del potere.
Da Il Fatto Quotidiano del 16 giugno 2012