”In questa situazione ad alto rischio, l’Unsmis (UN Supervision Mission in Syria, ndr) sospende le sue attività. Gli osservatori non condurranno le loro ricognizioni e resteranno nelle loro basi fino a nuovo avviso. Gli impegni con le parti saranno limitati”. E’ quanto rende noto il generale Robert Mood, a capo della missione Onu in Siria che ha spiegato la decisione con l’intensificarsi delle violenze degli ultimi 10 giorni, segnale della “mancanza di volonta’ delle parti nel trovare una soluzione pacifica”. “La sospensione – ha spiegato Mood -sarà presa in esame quotidianamente. Le operazioni riprenderanno quando vedremo che la situazione sarà idonea per portare avanti le attività di cui abbiamo mandato”. Il generale ha però ribadito l’impegno dell’Unsmis con il popolo siriano: “Siamo pronti a lavorare con le parti per condurle alla fine delle violenze e alla promozione del dialogo politico – ha aggiunto-. Il ripristino delle normali attività resta il nostro obiettivo”.
Gli attivisti siriani si erano rivolti oggi agli osservatori chiedendo di evacuare i civili feriti negli attacchi condotti dalle forze di sicurezza nella città di Homs dove più di un migliaio di famiglie sono state intrappolate e bombardate dalle truppe lealiste. Da qui la richiesta dell’Osservatorio siriano per i diritti dell’Uomo alle Nazioni Unite di “intervenire immediatamente”. “Questo è un appello urgente per gli osservatori di entrare a Homs e mettere in salvo le persone che sono state ferite dai continui bombardamenti che hanno colpito la città da lunedì”, ha detto l’attivista siriano Haytham Abu Saleh all’agenzia di stampa Dpa.
Gli osservatori sono in Siria da aprile con un mandato di tre mesi per monitorare il cessate il fuoco promosso dall’Onu, ma che non è mai stato rispettato. Già ieri la Francia aveva denunciato un possibile massiccio attacco contro la città. E la tensione in Siria potrebbe avere ripercussioni oltre i confini nazionali secondo Michel Aoun, leader del Libero movimento patriottico libanese, convinto che “il collasso del regime potrebbe portare a una guerra civile” a Beirut.