«Mi piacerebbe un programma televisivo con tante donne che lavorano insieme. Con Katia Follesa, Teresa Mannino, Debora Villa, io, Viviana Porro… Tutte insieme per un unico progetto. Sarebbe molto bello. Sono passati più di 20 anni dalla “Tv delle ragazze”: un programma così non l’ho più visto». Cinzia Marseglia di comicità femminile se ne intende. Allieva di Lucia Vasini e Manuel Serantes, attrice e cabarettista, un curriculum che parte dal teatro e arriva a Zelig, quest’anno è anche la conduttrice delle serate del laboratorio “Oggi le comiche”, che l’anno scorso conduceva insieme ad Alessandro Fullin. Dal 2003, “Oggi le comiche” porta le donne sul palcoscenico dello Zelig e ha lanciato talenti come Geppi Cucciari e Teresa Mannino. L’ultimo appuntamento di questa stagione è il 19 giugno.
“Zelig vuole porre attenzione alla comicità femminile perché, in proporzione, è sempre maggiore il numero degli uomini – spiega Marseglia – Vuole far crescere le donne, che devono comunque confrontarsi con la comicità al maschile: molte passano poi al laboratorio artistico di Zelig, in cui ci sono anche gli uomini”.
Alla vigilia della pausa estiva abbiamo tentato di capire, insieme a lei, se le regole della risata sono uguali per uomini e donne. E perché, nonostante siano molte le attrici comiche famose, i comici (maschile plurale) continuano a essere in maggioranza. “Io penso che per una donna non sia facile far ridere. E’ più difficile rispetto a un uomo”, risponde. “Un uomo può dire una parolaccia e non si pensa subito che sia volgare. Se invece la dice una donna, è volgare. Ma per far ridere bisogna creare una situazione di caduta: la persona che cade sulla buccia di banana è l’esempio tipico di una cosa che fa ridere. E la caduta, a volte, purtroppo implica la parolaccia, ma una donna deve stare attenta, ti dicono che hai esagerato. Anche nelle serate in pizzeria è più normale che un uomo faccia il brillante. La donna brillante esiste – io lo sono e non me ne vergogno – però ha fatto più fatica ad essere accettata”.
Se per una donna è più difficile far ridere rispetto a un uomo, Cinzia Marseglia è convinta che non ci siano invece differenze per quanto riguarda il tipo di ironia: “Penso che quello che provoca la risata sia qualcosa di universale – dice – Le persone ridono se racconti la verità, la vita di tutti i giorni o una storia che lo spettatore rivive. Dobbiamo immaginare situazioni in cui abbiamo riso, non credo ci siano differenze di genere. Poi penso che le donne possano essere ancora più acute nell’osservazione di alcuni aspetti della vita: perché siamo anche mamme, abbiamo tanti ruoli”. Ma se la risata nasce dall’osservazione del quotidiano, la comicità è diversa in tempo di crisi? “Assolutamente sì, perché il bravo comico deve stare agganciato alla realtà. Deve chiedere alle persone di dimenticare i problemi di tutti i giorni e farli entrare in un’altra dimensione. Oggi la gente non ha tanta voglia di ridere. O ha voglia ma non le riesce facile, perché ci sono tanti disastri e tanti dolori. Bisogna fare attenzione e usare parole diverse”. Quali sono le parole tabù sul palcoscenico? “Per me che sono una donna anche il sesso è un tabù, devi saperne parlare per non scendere nella volgarità. Anche la morte, la sofferenza, le malattie: sono argomenti che bisogna saper toccare, e non con leggerezza. I temi delicati nella vita lo sono anche nella comicità: vanno trattati con tatto e con rispetto”.