Si pensa al ripasso, nonostante le scosse, i libri ancora sotto le macerie e il caldo soffocante. Con gli esami di maturità alle porte, anche gli studenti delle regioni colpite dal terremoto sono alle prese con lo studio. Ma non è come se lo immaginavano fino un mese fa. Perché nell’Emilia stremata da 28 giorni di sisma e con più di 15.000 persone fuori dalle loro case, ci si prepara in posti di fortuna, sotto le tende o, per i più fortunati, a casa di parenti. Con la consapevolezza che pochi secondi non solo hanno cambiato i volti delle città, portandosi via case e fabbriche, ma hanno anche stravolto una delle prove più importanti della loro vita scolastica.
I ragazzi sfollati, infatti, non sosterranno l’esame di maturità allo stesso modo dei loro fratelli maggiori, né come, a ricostruzione finita, lo vivranno i loro compagni più giovani. Niente tema, né prove scritte, ma un’unico esame orale. Il che significa maggiori preoccupazioni, dal momento che tutto il loro lavoro verrà valutato in pochi minuti, attraverso un dialogo diretto con i professori della commissione esaminatrice.
E per prepararsi a quest’unica prova, tantissimi studenti hanno deciso di allontanarsi da casa, dalla tenda occupata dalla famiglia per cercare un po’ di tranquillità altrove, da amici o parenti, a casa dei nonni magari. Perché nei campi di accoglienza è difficile studiare. Il caldo estivo che ha raggiunto la regione rende le tende invivibili durante il giorno, l’ansia pre-esami unita allo stress di uno sciame sismico ancora in piena attività e alle difficoltà dovute a una convivenza forzata con centinaia di sconosciuti che occupano le piazzole accanto alla propria, mettono a dura prova la concentrazione dei giovani maturandi.
Tanti i genitori che hanno contattato i professori in questi giorni per chiedere rassicurazioni e delucidazioni sulle prove che i figli dovranno affrontare. Ma gli insegnanti, per prima cosa, hanno voluto tranquillizzare gli studenti e le loro famiglie. “Si farà il possibile per metterli a loro agio e consentire ai ragazzi di concludere serenamente l’anno scolastico”.
“Abbiamo contattato telefonicamente gli alunni per informarli sulle modalità d’esame, che inizierà il 25 giugno, e per rassicurarli, perché quest’anno è stato difficile per tutti – spiega Anita Pavesi, professoressa di chimica al Liceo Fanti di Carpi e presidente della commissione esaminatrice per le classi 5G e 5H.
La prova orale, unica modalità d’esame, che sarà valutata con un punteggio massimo di 75 punti “perché anche i nostri studenti devono poter riuscire a ottenere il massimo dei voti e la lode” spiega la Pavesi, inizierà con l’esposizione dell’approfondimento personale. Una tesina multidisciplinare a cui verrà dato ampio spazio perché i ragazzi non siano penalizzati dalla mancanza dei voti provenienti delle prove scritte, e che sarà integrata con il “punteggio assegnato loro dalla scuola, così che non ci siano delle sorprese. Ovviamente – ha aggiunto la professoressa – faremo esporre loro gli argomenti che conoscono meglio e i membri interni delle commissioni cercheranno in nuce le caratteristiche degli studenti. Se poi ci saranno ragazzi che per via della timidezza nella prova orale faranno più fatica a esprimersi, nessun problema, ne terremo assolutamente conto. Ai genitori quindi dico di stare tranquilli, e ai ragazzi di essere fiduciosi”.
Al di fuori delle indicazioni strettamente legate alla direttiva ministeriale per lo svolgimento dell’esame, inoltre, i docenti delle città terremotate si sono messi a disposizione dei propri studenti, al telefono o via internet, per sostenerli nella preparazione delle tesine e per dissipare i loro dubbi.
“Siamo in costante contatto con i ragazzi, soprattutto tramite posta elettronica, perché molti di loro sono fuori città e hanno bisogno degli ultimi consigli prima dell’esame – ha aggiunto Maria Cristina Marchi, insegnante di inglese all’Istituto Galilei di Carpi – e noi abbiamo instaurato una comunicazione giornaliera per cercare di aiutarli. Anche i ragazzi, soprattutto grazie a Facebook, si sentono quotidianamente, perché ovviamente le paure ci sono e anche il disagio di dover studiare al caldo, sotto una tenda e con il timore della terra che trema. Ma ce la stanno mettendo tutta”.
Per i giovani alunni delle scuole medie, invece, la prova è già iniziata. Stamattina, infatti, le aule delle scuole Montanari di Mirandola hanno ospitato i primi dei 250 studenti che entro venerdì sosterranno l’esame finale. Ma i primi a lasciare il banco e a salutare i professori si sono dimostrati contenti e tranquilli.
“Li stiamo mettendo a loro agio, del resto è il minimo che possiamo fare dopo il trauma che hanno subito – ha detto la preside, la professoressa Paola Campagnoli – Tanti ragazzi hanno affrontato un viaggio lungo per venire a scuola a dare l’esame e visto che molti hanno i libri ancora in casa e non sono riusciti a recuperarli, abbiamo cercato di aiutarli chiedendo loro un argomento che si ricordano. Gli insegnanti, che hanno materiale informatico, li hanno incoraggiati ad esprimersi perché la prima cosa a cui teniamo è non metterli in difficoltà”.
Impegno, concentrazione ma anche un pizzico di serenità per gli studenti delle zone terremotate dell’Emilia, quindi, “sappiamo che è difficile e che ce la stanno mettendo tutta – sottolineano i professori – e noi ne terremo conto”.