Una delle grandi mistificazioni dell’Europa di questi tempi è il presunto strapotere attribuito agli spietati tecnocrati europei che secondo un diffuso equivoco, con glaciale insensibilità affamano la gente per far quadrare i loro astratti conti. La vulgata li chiama eurocrati e li considera responsabili della cieca macchina economica che schiaccia sotto i suoi cingoli chi non riesce a stare al suo duro gioco. In realtà le cose stanno in tutt’altro modo e sarebbe ora che le opinioni pubbliche europee se ne rendessero conto. Le decisioni che vengono prese a Bruxelles sono sempre avallate dai nostri governi e mai imposte a paesi che siano contrari. Anche con il nuovo trattato di Lisbona che prevede settori dove le decisioni vengono prese a maggioranza, non c’è stata finora una sola direttiva europea che non sia stata applicata senza il sì del governo italiano. Questo è ancora più vero per le decisioni che riguardano l’euro, prese in seno all’Eurogruppo che altro non è se non un consesso di ministri economici e finanziari e cioè rappresentanti dei governi.

Quelli che impropriamente vengono chiamati eurocrati sono semplici funzionari della funzione pubblica europea il cui mestiere è quello di far funzionare la macchina comunitaria e cioè, fra l’altro, di vegliare all’applicazione delle regole decise dai governi nell’ambito dell’Ue. Esattamente come i funzionari ministeriali italiani si occupano dell’applicazione delle nostre leggi nazionali e del funzionamento della nostra amministrazione pubblica. Attribuire ai funzionari europei la responsabilità delle scelte di politica monetaria ed economica dell’Ue è un grossolano errore, carico di malafede. Sarebbe come se in Italia considerassimo i funzionari del Ministero delle finanze responsabili delle tasse decise dal governo Monti. Il tanto denunciato controllo europeo sui nostri paesi è un’assoluta bufala, ma molti politici senza scrupoli non esitano ad attribuire a Bruxelles decisioni che loro stessi hanno assunto, camuffandole con la falsa formula del “ce lo chiede l’Europa”

Nessuno ci chiede i sacrifici che noi stessi non abbiamo deciso di imporci, non la fantomatica Europa e tantomeno la Merkel o qualche altro capo di stato straniero. La ragione per cui non siamo più padroni del nostro destino non è l’immaginaria abdicazione a uno strapotere di tecnocrati europei ma la nostra nazionale incapacità di governarci, di ammodernarci, di controllare i nostri bilanci, esponendoci così al debito fino all’impossibilità di offrire le necessarie garanzie a chi ci presta denaro. Se in questi ultimi vent’anni si fossero davvero dati più poteri a Bruxelles, privilegiando una visione di interesse generale europeo anziché i singoli interessi nazionali, oggi avremmo una vera politica economica europea che avrebbe portato a una maggiore uniformità delle nostre economie, a una riduzione delle differenze fra i nostri paesi e alla costruzione di un euro forte. Per far questo è proprio ai tecnocrati di Bruxelles che bisognerebbe dare maggiore potere, perché i nostri politici hanno dimostrato di essere incapaci di una rivoluzione tanto profonda. Del resto sarebbe irragionevole chiedere loro di tagliare il ramo su cui stanno seduti. Solo un potere sovranazionale non legato alle politiche nazionali può legittimamente operare per l’interesse di tutti gli europei. Alla fine, il tecnocrate indemocratico rischia di essere più efficace ed equo del politico eletto da un popolo disinformato, ingannato e illuso.

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