Se vanno meglio, il merito è più grande. Resta il rischio di menar vanto, come è accaduto in Italia quando è sceso per un istante il famoso e temuto “spread” che divide il valore dei debiti italiani da quelli tedeschi. Per capire quanto sia seria la sindrome o malattia o “pericolo di contagio” basterà ricordare due fatti.
Il primo è l’invocazione che il presidente degli Stati Uniti rivolge a Italia, Francia e Germania affichè non lascino cadere la Grecia. Segue l’elenco degli altri Paesi che si sfarinerebbero, dopo la Grecia, fino all’Italia. Segue la osservazione, scaramantica ma anche realistica, che a questo punto cadrebbero tutti. E infatti ecco la ragione della invocazione del presidente Usa. Sente, nel caso dei crolli a catena, il rumore di rovina che si avvicina al suo Paese, il famoso Paese-padrone celebre, un tempo, per la definizione di “imperialista”. Adesso se dite che la potenza America controlla i poteri forti, dovete prima spiegare come mai non può fare il miracolo per se stessa.
Ma a questo punto dobbiamo confrontarci con la parola “contagio” di uso ormai quotidiano. Vuol dire che il mio crollo può provocare il tuo e così via, esattamente come una epidemia? Epidemia di che cosa? Forse si può definire così: anemia finanziaria, un violento e improvviso abbassamento di risorse per far fronte ai problemi, sia i più vecchi (il welfare ) sia i più nuovi, ovvero la connessione mondiale della immensa tubatura che congiunge e raggiunge ogni angolo del mondo, portando e togliendo masse di ricchezza, senza regole o verifiche che nessuno ha mai chiesto o dato o voluto o consentito o capito (tranne i folli giovani detti un tempo “no global”, oggi “occupy”).
Ricordate il film “Matrix”? I gestori (meglio chiamarli così che “poteri”) riuscivano a mostrare ai cittadini una realtà grandiosa tutta luci e benessere. Un gruppo di rivoltosi, dotati di tecnologia ancora più avanzata, erano in grado di mostrare il vero stato delle cose: desolazione e distruzione. Una sorta di profezia? Così anche “Cosmopolis” di Cronenberg, però più recente e preciso. Lungo il percorso di immense ricchezze che si accumulano senza esito e senza scopo, salvo che per un malato amore di gioco, e che si sciolgono senza depositare alcun risultato, sono in fila, come bare, (trovo la definizione in una nota critica di Davide Nota) le limousine bianche di un grande funerale che neppure i disordini e le rivolte possono fermare. Ma i poteri forti?
Chi non ne può più va a stanare, nei cosidetti “palazzi del potere”, tutti coloro che finora, con più o meno lustro, hanno cercato di vivere vicino al potere. Spingono in strada le “caste” di un numero non ancora definito di livelli, amministrazioni, funzioni, assemblee e compensi. Sono tutti percorsi ciechi. C’è molto spreco ma non c’è potere, niente che possa far luce su ciò che sta accadendo o sul modo di far finire l’emergenza che sta portando danni a tutti e timore di “contagio” anche ai grandi governi.
Allora vengono in mente alcune celebri organizzazioni mondiali che includono, a differenza delle “caste”, nomi illustri e potentissimi, capaci di far girare il mondo nel verso voluto. Si ripetono i nomi di Buildenberg e della Trilateral Commission. Ma anche senza avere letto i libri di Umberto Eco sui complotti (l’ultimo, “Il cimitero di Praga”, dimostra, usando, nel racconto, esclusivamente documenti veri, che non sai mai se e quando raggiungi il fondo di qualcosa che è veramente la causa di ciò che è accaduto) ti viene in mente che persino la P2, nel suo piccolo, aveva liste segrete, scoperte solo quando Gelli ha voluto che si scoprissero. Invece Buildenberg e Trilateral hanno sempre pubblicato l’elenco (completo di nomi e funzioni), dei partecipanti. I potentissimi comprendevano anche il consorte della Regina d’Olanda, a un certo punto indagato per corruzione. E la Trilateral ha avuto, fra i partecipanti, l’intero gruppo direttivo di Lehman Brothers, prima del crollo. Si tratta certo di “poteri più forti” di altri , però non al punto da scampare indagini giudiziarie e il fallimento, pubblico e non proprio onorevole, delle imprese partecipanti. Ma forse conta di più la domanda: quale potere in grado di disporre dei destini del mondo pubblicherebbe i nomi dei soci e consoci del progetto di dominio? È mai accaduto?
Ci sono dunque due percorsi, che restano aperti alla fine di questa riflessione. Il primo ci dice di una forza molto grande, molto segreta, molto profonda, molto lontana da verifiche indiscrete, capace di restare segreta in questo periodo della storia. La seconda è che chi era alla guida dell’autobus globale, illuso o esaltato dalla prima sperimentazione nella Storia del grande evento, ha perso il controllo, provocando incidenti a catena in cui sono coinvolti tutti, poteri forti, mezzi poteri, poteri deboli. Non so quale delle due risposte sia più drammatica.
La prima: i “poteri forti” ci sono ma non li troveremo, non adesso. Non ne abbiamo alcuna idea o alcun contatto. Come Dio, non si mostreranno. La seconda: i poteri forti son un incidente di laboratorio, un virus fuggito dalle banche. E si sta ancora, affannosamente, cercando l’antidoto. Intanto circolano imbroglioni e Dulcamara. E anche dottori in buona fede, però a mani vuote.
Il Fatto Quotidiano, 17 Giugno 2012