L’Assessore alla sanità dell’Emilia-Romagna, Carlo Lusenti, ha reso pubblici, come ogni anno, i dati relativi all’obiezione di coscienza nei confronti dell’IVG (Interruzione Volontaria di Gravidanza) negli ospedali regionali. Questa, in estrema sintesi, la fotografia ad oggi: i ginecologi obiettori sono il 51.9% (media nazionale del 70.7%), gli anestesisti obiettori sono il 33.4% (media nazionale del 51.7%), tra il personale infermieristico e tecnico gli obiettori sono il 28.4% (media nazionale del 44.4%).

Nel rispondere a un’interrogazione del consigliere Roberto Sconciaforni, della Federazione della Sinistra, l’Assessore ha affermato che “la situazione regionale al momento non ha evidenziato impedimenti a garantire alle donne il diritto di accesso all’interruzione volontaria di gravidanza”.

L’ottimismo dimostrato dalla Giunta regionale si basa sul paragone con la pessima situazione nazionale, dove due medici su tre sono obiettori. Il dato emiliano-romagnolo, un medico su due, non dovrebbe però lasciar spazio alla serenità, al “va tutto bene”.

E’ quanto mai urgente che anche da noi medici, i movimenti femminili e femministi e l’associazionismo laico s’alleino e si mobilitino per disincentivare la pratica dell’obiezione di coscienza a una legge che dovrebbe tutelare il diritto di scelta delle donne. Perché il “buon medico non obietta”.

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