In rialzo le borse, in calo i rendimenti dei titoli di Stato in una giornata decisamente positiva per i mercati del Vecchio Continente. Riprendono ossigeno Italia e Spagna, ma torna a respirare, in generale, l’intera Europa che dopo il vertice del G20 riscopre la rinnovata fiducia delle piazze finanziarie. Nel giorno del giuramento ufficiale del neo premier greco Antonis Samaras, Milano guadagna 2,13 punti percentuali mentre Madrid registra in chiusura un importante +1,53%. Positive, sulla scia, anche Francoforte (+0,45%) e Parigi (+0,28). Sul fronte titoli di Stato, calano vistosamente i rendimenti sul decennale spagnolo (6,73%) che si allontana dalla quota critica dei 700 punti base e sull’omologo italiano, scambiato nel mercato secondario a quota 5.76%. Lo spread Italia-Germania viaggia attorno ai 414 punti, quello tra Bonos e Bund si colloca a 511.

A spingere al rialzo i mercati c’è ovviamente l’effetto post G20 alimentato dalla proposta di uno sblocco definitivo del fondo Salva Stati per avviare massicci acquisti di titoli sovrani dei Paesi a rischio. Mario Monti si è limitato a parlare della possibilità di introdurre un meccanismo di intervento per calmierare gli spread, mentre il commissario agli affari monetari Ue Olli Rehn ha sottolineato comunque, attraverso il suo portavoce, che un simile piano rappresenterebbe soltanto un “paracetamolo finanziario” capace di “alleviare il dolore ma non di risolverne le cause”. Resta il fatto che i mercati sembrano aver scommesso proprio in questa direzione confidando sul fatto che la tempesta possa dunque placarsi in tempi brevi.

Monti ha negato che un simile intervento possa riguardare Italia e Spagna (se non sul fronte delle banche di Madrid) ma in molti hanno già ipotizzato il contrario. Il britannico Telegraph, in linea con quanto proposto dal Financial Times, parla di un salvataggio de facto per la terza e la quarta economia dell’eurozona. Il quotidiano spagnolo El Mundo si pone oggi sulla stessa linea. Se l’ipotesi fosse confermata l’Europa conoscerebbe finalmente una svolta decisiva nel contrasto ala speculazione ribassista che da almeno un anno porta una pressione ormai insostenibile sui conti pubblici del Continente. L’idea, insomma, sarebbe di affidare al fondo Salva Stati quel compito che, da un lato, la Bce non è in grado di svolgere da sola e che, dall’altro, le banche private non hanno intenzione di realizzare pur con il sostegno dei prestiti della stessa Bce.

Nella giornata odierna, come si diceva, è bastato appena paventare l’ipotesi di un maxi piano di acquisto dei titoli per produrre un significativo abbassamento dei rendimenti. Una boccata d’ossigeno soprattutto per la Spagna, da qualche settimana, ormai, al centro delle preoccupazioni dell’Europa. Fino a ieri, i tassi d’interesse pagati da Madrid sui titoli a 10 anni superavano il 7%, un livello insostenibile. Ma a preoccupare sono anche i costi di finanziamento a breve. Ieri, il Tesoro di Madrid ha collocato titoli a 12 e 18 mesi con rendimenti del 5,2 e del 5,35%, facendo registrare così i costi più elevati dal 1997. I titoli tedeschi a due anni, per rendere l’idea, viaggiano esattamente a quota zero. Quelli portoghesi (!) a un anno, invece, sono stati piazzati all’ultima asta a meno del 4% anche se i loro omologhi a lungo termine stanno sopra il 10. Come a dire che nel breve termine Lisbona è considerata addirittura più sicura di Madrid le cui probabilità di insolvenza sono, al contrario, relativamente costanti nel breve, medio e lungo periodo. Nel gergo finanziario si parla di “curva piatta”, un fenomeno di distorsione dei mercati che accompagna tipicamente le situazioni di crisi. Anche di questo, probabilmente, si parlerà nella giornata di venerdì quando il premier spagnolo Rajoy incontrerà Angela Merkel, Mario Monti e François Hollande nel vertice informale di Roma preludio all’appuntamento forse decisivo con il Consiglio europeo di fine giugno.

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