Si moltiplicano le vere e proprie spedizioni punitive ai danni di cittadini africani e asiatici in tutto lo Stato ellenico. La polizia sembra tollerare la violenza: secondo alcune indiscrezioni, la maggior parte degli agenti avrebbe votato per il partito filonazista
Tra le cartoline di Atene nelle torride giornate elettorali ce ne sono alcune che all’opinione pubblica europea sembrano interessare di meno. Sono i volti insanguinati dei ragazzi immigrati inseguiti dalle squadracce di Alba Dorata fin dentro le metropolitane e pestati a sangue anche in pubblico. Al riparo dell’attenzione grazie alla vittoria dei “pro-Euro”, il partito filonazista è rimasto incollato al 7 per cento ottenuto nelle elezioni di maggio, un risultato oltre ogni aspettativa. Nessun crollo, nemmeno una piccola flessione: nel nuovo Parlamento greco avranno in dote 18 seggi. Una legittimazione micidiale per le violenze che continuano a moltiplicarsi: come riportano testimoni, blog e giornali locali, a ridosso delle urne i raid hanno avuto cadenza quasi quotidiana.
L’attacco più violento è avvenuto il 12 giugno nel quartiere portuale del Pireo. Un pescatore egiziano di 24 anni, Abouz Mubarek, è stato affrontato da una squadra di venti persone armate e ridotto in condizioni gravissime. La notte delle elezioni, poi, prima ancora di conoscere i risultati definitivi, i militanti di Alba Dorata hanno iniziato a festeggiare a modo loro, dando il via a una nuova serie di spedizioni punitive: di nuovo al Pireo, un gruppo di un centinaio di filonazisti si è scagliato contro un’assemblea di Syriza, ferendo uno dei partecipanti.
Due immigrati algerini sono stati derubati e mandati all’ospedale da quattro uomini armati a La Canea, sull’isola di Creta, mentre ad Atene un migrante è stato aggredito e pestato nella stazione metro di Attiki (come mostra questo video rubato da un passante, fingendo di parlare al cellulare). Il tutto è successo lontano dagli occhi e dalle prime pagine dei giornali. Lo sguardo dell’Europa sulla Grecia è rimasto fisso sulle percentuali di Nuova Democrazia e Syriza, e il fiato sospeso esclusivamente per l’esito di un voto che avrebbe potuto avviare il domino del collasso (definitivo) della periferia d’Europa.
Il sospiro di sollievo tirato dagli analisti economici dopo la risicata vittoria di Nuova Democrazia è figlio di uno sguardo miope: i partiti contrari al Memorandum e all’austerità hanno moltiplicato i propri dividendi elettorali e potranno farli fruttare rimanendo all’opposizione in una fase in cui la morsa della crisi e delle politiche di rigore si farà sentire in modo ancora più drammatico. Ad Atene il ritornello più in voga nei giorni precedenti il voto è stato il seguente: Alba Dorata perderà voti a causa delle sue violenze plateali. La più clamorosa, a dieci giorni dalle urne: i pugni in diretta televisiva del portavoce Ilias Kasidiaris nei confronti di una deputata di sinistra. E invece, a dispetto dei pronostici, 425980 elettori greci hanno confermato la propria fiducia in un partito apertamente fascista.
Le radici in cui Alba Dorata affonda il suo successo sono evidenti: la cura da cavallo imposta da Europa e Fondo Monetario Internazionale a una Grecia agonizzante è una droga eccezionale per nazionalismi e sentimenti anti sistema. L’immigrazione massiccia e senza regole è una valvola di sfogo cui non solo Alba Dorata ha affidato le proprie fortune elettorali, ma un bacino di voti a cui ha attinto abbondantemente anche la stessa Nuova Democrazia di Samaras che si appresta a formare il governo. Secondo una prima analisi delle elezioni, i poliziotti greci avrebbero votato Alba Dorata con percentuali vicine al 50 per cento. L’inerzia delle forze dell’ordine di fronte alle aggressioni è un altro elemento di forte preoccupazione per il periodo cruciale che la Grecia si prepara ad attraversare.
di Tommaso Rodano