“No ai respingimenti in mare, non ne faremo, non sono nell’agenda di questo governo”. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi lo dice alle Commissioni Esteri di Camera e Senato sottolineando che nei rapporti con la Libia “non c’è mancanza di trasparenza”. Il responsabile della Farnesina sembra così rispondere anche alle osservazione dell’Unhcr, che ieri con le parole della portavoce Barbara Boldrini, e oggi con il delegato dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati per il Sud Europa, Laurens Jolles che chiede al governo italiano di trovare “una soluzione per la situazione di gran parte delle 28 mila persone fuggite dalla Libia nel 2011 si tratta in maggioranza di migranti provenienti da paesi terzi che si trovavano in Libia per lavoro e che sono stati costretti a lasciarla a causa della guerra”. Una volta giunti in Italia, ha spiegato, “molti di loro non hanno ottenuto nessuna forma di protezione internazionale, né sono state proposte o trovate soluzioni alternative”. Attualmente, quindi, “21mila persone sono ospitate nei centri d’emergenza che chiuderanno a fine dicembre, senza ulteriori prospettive. E’ ipotizzabile dunque che a fine anno queste persone si troveranno senza un alloggio e con una condizione giuridica incerta. Una situazione che già genera pericolose tensioni e che non può essere ulteriormente ignorata”, ha concluso il delegato dell’Unhcr. Proprio oggi è la giornata mondiale dedicata ai rifugiati che nel 2011 hanno superato le 800mila persone. 

Anche il ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione Andrea Riccardi conferma l’impegno dell’esecutivo. “Il governo italiano non ha dilemmi. Abbiamo deciso che non ci saranno mai più respingimenti indiscriminati. E’ questo il nostro impegno in onore dei tanti che hanno perso la vita e dei tanti ai quali abbiamo sottratto la speranza, un’accoglienza rispettosa della storia e dei diritti di ciascuno. La scelta di non permettere mai più respingimenti ci rende più forti e più consapevoli del nostro essere cittadini europei. Ci fa protagonisti per la costruzione di un mondo migliore che intende stare dalla parte del mare e di chi lo attraversa, che sceglie di comprendere, e di immedesimarsi con chi non ha altra scelta se non quella di fuggire, e di cercare un riparo lontano da quella che una volta era casa sua”.

Riccardi ha poi ricordato come, in questi tempi di crisi, le sponde del Mediterraneo “sono state tante volte luogo, oltre che del naufragio della speranza, anche del rifiuto dell’approdo. Ovvero di un allarmismo esagitato, e di crociate politico-mediatiche, quasi si fronteggiasse un’invasione. L’inaccoglienza è il portato, appunto, di un tempo di paura, di spaesamento, di vittimismo”. Ma ha sottolineato “dobbiamo scegliere da che parte stare. E se stiamo dalla parte del mare non sbagliamo. Noi abbiamo scelto che non ci saranno respingimenti indiscriminati. Il nostro impegno è quello di un’accoglienza giusta e rispettosa dei diritti di ciascuno”. Perchè, “anche una sola vita persa in mare, o nel deserto, è una sconfitta per tutti, che non può e non deve lasciare indifferenti”. Solo ieri una piccola imbarcazione è naufragata nel canale d’Otranto e sette persone risultavano disperse.  

“Vorremmo continuare a discutere conil ministro Cancellieri ma anche con le altre istituzioni del perché non è ammissibile il trattato con la Libia. Chiediamo all’Italia di disapprovare questo trattato che mette a rischio la vita umana”: lo ha detto Giusy d’Alconzo, di Amnesty International, nel corso di un’audizione in Commissione diritti umani del Senato di alcune organizzazioni umanitarie, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato.

Ci vuole, ha spiegato l’esponente di Amnesty, un maggiore impegno affinché l’Italia cambi il proprio approccio al fenomeno dell’immigrazione, “non tanto adeguando la propria normativa a quella europea, cosa che sta progressivamente avvenendo, ma attuando piuttosto puntualmente le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo e migliorando le condizioni di riconoscimento del diritto di asilo”.

Anche Andrea de Bonis, dell’Unhcr, ha sottolineato che il non avere inserito nel nuovo trattato con la Libia le garanzie per i diritti dei richiedenti asilo è per l’Italia “un’occasione mancata”. “Nessuno sceglie di esser un rifugiato, ma tutti possono scegliere di aiutare i rifugiati al di la delle posizioni politiche” ha detto, rimarcando che l’Italia, tra i Paesi europei, è uno di quelli con il più basso numero di richiedenti asilo: nel 2011 sono state presentate 34 mila domande, a fronte di 57 mila presentate ad esempio in Germania.

 

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