Per Alberto Tedesco, l'ex tesoriere della Margherita "ha diritto di ribellarsi alle manette". Sergio De Gregorio contrario per principio. Tanti berlusconiani, compreso Ciarrapico, tra i firmatari per evitare lo scrutinio palese, che metterebbe a rischio il collega. Ma Giovanardi, Quagliarello e altri cercano di far ritirare la richiesta
Mentre nel Pdl si cerca di sventare la possibilità di un blitz, assai probabile, che porti al voto segreto, nell’aula di Palazzo Madama, sull’arresto dell’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi, i senatori in passato salvati dall’arresto si sgolano per argomentare la necessità di non mandare in galera i politici. E’ il caso del pdl Sergio De Gregorio, appena graziato dall’aula proprio grazie a un voto segreto, che ha sempre sostenuto l’inopportunità dell’arresto dei senatori. Come pure è il caso dell’ex democratico pugliese Alberto Tedesco che, dopo aver miracolosamente evitato l’arresto e dopo essersi intestato l’iniziativa di raccogliere le 20 firme necessarie per ottenere dal presidente Renato Schifani il voto segreto, dando così una mano al Pdl che dice di volere il voto palese, ma di fatto è spaccato, ora s’improvvisa anche maitre a penser della difesa della Costituzione: “Lusi è inseguito dalle manette, ha diritto di ribellarsi. Cosa posso farci io se in parlamento le menti riposano sui banchi? E’ colpa mia se l’abc della democrazia non ha altri difensori”.
In realtà, però, il vero promotore della raccolta di firme all’interno dello stesso Pdl sarebbe l’ex Guardasigilli Francesco Nitto Palma, sulla scorta di una teoria che ondeggia tra il tecnico e il politico, secondo la quale se associazione a delinquere c’è stata, non è avvenuta tra i soggetti individuati dalla magistratura. Vale a dire che i colpevoli andrebbero cercati tra i big della fu Margherita, oggi equamente suddivisi tra Pd, Udc e Api. Sempre secondo Palma, verrebbe a cadere così anche l’accusa di appropriazione indebita, figuriamoci poi l’esigenza cautelare.
Una tesi che sembra aver convinto alcuni all’interno del partito. I nomi sono coperti, ma già si sa che l’opzione voto segreto non dispiace ai contestatori ex An come Altero Matteoli e Domenico Nania, che sostengono altresì una supposta contraddizione tra il voto palese e la libertà di coscienza. Ma ci sarebbero anche le firme di altri pidiellini in calce alla richiesta di voto segreto: Fedele Sanciu, Silvestro Ladu, l’avvocato Longo, l’ex ministro Maurizio Sacconi, Giuseppe Ciarrapico, Cinzia Bonfrisco. Come pure Ferruccio Saro, friulano ex socialista che si è intestato la vittoriosa battaglia per la salvezza di De Gregorio, pur non prendendo l’iniziativa del voto segrgreto, conferma: «Io sono garantista, i processi si fanno in tribunale”.
Avrebbe cambiato idea, invece, Raffaele Lauro, come Carlo Giovanardi che ha addirittura smentito una sua partecipazione all’iniziativa. Sì perché mentre si raccolgono le firme, il vicecapogruppo Gaetano Quagliariello, o le colombe come Lucio Malan, sono impegnati in una corsa contro il tempo per far sì che quelle venti firme vengano meno. “Su questo voto dobbiamo metterci la faccia, evitando che nell’ombra qualcuno faccia cose strane”, ha detto e ripetuto Quagliariello in questi giorni. Restano le incognite di chi, come Tedesco, è fuori dai gruppo. Chi come Riccardo Villari, degli ex Responsabili, pure sembrava aver accarezzato l’idea del voto segreto, insieme con l’apporto di Coesione Nazionale che alla fine potrebbe farsi carico di inoltrare la richiesta alla presidenza del Senato. Ma lo si saprà solamente l’ultimo minuto utile. Prima il Pdl si darà battaglia all’interno del gruppo riconvocato per le 14.30.