Secondo lo scrittore è stata inopportuna la scelta del brano del premio Nobel: "Si parla di una società in cui la riduzione delle ore di lavoro porta al problema di come impiegare il tempo in modo creativo. Ma oggi il tempo del non lavoro è legato a depressione e disoccupazione"
La traccia su Montale? “Una stronzata”. È secco il commento dello scrittore Maurizio Maggiani. Nel brano tratto da Auto da fè proposto alla maturità, il premio Nobel si chiede perché si lavora. Ecco la risposta: “Soprattutto per accrescere i bisogni dell’uomo, cioè per ridurre al minimo le ore in cui è più facile che si presenti a noi questo odiato fantasma nel tempo”. Niente di più sbagliato al giorno d’oggi, secondo Maggiani: “Ora si lavora per non morire di fame, per pagarsi il dentista”.
“Per questo – sostiene lo scrittore – è privo di senso chiedere agli studenti di commentare questo brano oggi”. Cinquant’anni fa, continua, era una teoria molto accreditata quella della riduzione del tempo necessario per il lavoro e della straordinaria crescita del tempo del non lavoro. Diversi psicologi erano impegnati nell’escogitare modi per impiegare creativamente la grande quantità di tempo libero che ci sarebbe stata in futuro. “Alla base di queste teorie – spiega – c’era una visione iper ottimistica della società post industriale”.
Montale immagina che le ore di lavoro diminuiranno. C’è qualcosa di beffardo, nota Maggiani, nella scelta di questo testo due giorni dopo le parole del sottosegretario Gianfranco Polillo, secondo cui gli italiani dovrebbero rinunciare a una settimana di vacanze per rendere possibile l’incremento di un punto del Pil.
Le frasi di Montale, “pur intelligenti, oggi sono fuori dalla storia”. Così uno studente rischia di “scrivere qualche stronzata su queste stronzate”. In questo periodo il “tempo del non lavoro” spesso non è legato alla creatività, ma “è un tempo di depressione, di sconfitta, perché legato alla disoccupazione – sostiene Maggiani -. Non sono le condizioni avanzate, ma quelle arretrate che ti impongono di lavorare poco. Un disoccupato difficilmente ha la forza di impiegare creativamente l’enorme quantità di tempo che ha a disposizione”.
La disoccupazione oggi colpisce molti giovani. Tematica che ritorna in una delle tracce scelte dal ministero per il saggio breve. “E’ strano proporre a un maturando un argomento del genere – commenta lo scrittore -. La maturità è la fine di un ciclo di vita puberale e il punto di partenza per un giovane uomo e una giovane donna. Per loro si apre uno straordinario spazio di libertà. E a loro viene posta la più deprimevole di tutte le questioni”.
Si chiede Maggiani: “Perché un 19enne deve avere come pensiero prioritario la drammatica condizione del Paese? Diamogli la possibilità di pensarci un attimo dopo”. Ecco perché è critico anche verso questa traccia. Buona però la citazione di Steve Jobs, che invita i ragazzi a non lasciarsi intrappolare dai dogmi: “Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione”, invita il fondatore della Apple. “Seguite quello che vi chiede la vita in questo momento – aggiunge Maggiani – ovvero di essere liberamente giovani uomini e giovani donne”. I ventenni, secondo lo scrittore, non devono preoccuparsi di questioni come il mutuo di casa: “E’ tragico – dice – che nell’età della rivolta, della fantasia, della creatività libera e anche infruttifera, viene indotto uno dei pensieri più reazionari: quello della stabilità di un appartamento, della proprietà. A vent’anni io cercavo cose da fare, da inventarmi. Ai giovani, il problema del mutuo, viene messo in bocca. A volte si sentono parlare degli addetti alla gioventù, non dei giovani”.
Per Maggiani migliori sono state le scelte del ministero sull’olocausto e sul rapporto tra bene individuale e bene comune. Quest’ultimo è un tema che “attanaglia la filosofia occidentale da mille anni”. Interessante anche la traccia sulle responsabilità di scienza e tecnologia: “Un argomento pieno di fascino – dice -. Lo scienzato Freeman Dyson sosteneva che la specie umana si è evoluta a tal punto che è in grado di disturbare l’universo. Questo dal punto di vista fisico, magari in modo infinitesimale e non percepibile. La responsabilità dell’uomo non è solo verso la sua specie, ma anche verso ciò che i credenti chiamerebbero disegno del Creatore e che i non credenti chiamano meccanica celeste”.
twitter: @gigi_gno