Le intercettazioni agli atti dell'inchiesta sui contatti tra vertici delle istituzioni e Cosa Nostra: l'ex vicecapo del Ros racconta al suo vecchio superiore Mori: "Mi ha detto: mi farebbe piacere se una sera andiamo a cena con il generale". Secondo gli inquirenti parlava del senatore del Pdl
Le telefonate tra l’ex vicecapo del Ros Giuseppe De Donno e il senatore del Pdl (condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa) Marcello Dell’Utri. Poi quelle tra De Donno e Mario Mori per riferire la conversazione con il senatore. E ancora una conversazione con l’ex comandante del Ros dei carabinieri per commentare lo sfogo che Paolo Borsellino avrebbe fatto alla moglie definendo il generale Antonio Subranni, comandante del Ros ai tempi del magistrato antimafia, “punciuto”, cioè affiliato di Cosa Nostra. Emerge tutto questo dalle intercettazioni agli atti dell’inchiesta conclusa la scorsa settimana sulla trattativa Stato-mafia. Mori e De Donno sono sotto processo per favoreggiamento alla mafia e sono indagati per minaccia e violanza a un corpo politico dello Stato nell’inchiesta sulla trattativa.
La prima telefonata è quella tra De Donno e il suo ex superiore, Mori. Dice De Donno: “Io gli ho telefonato. ‘Veramente – mi ha detto – questi pigliano cazzi per lanterne’. Gli ho detto: ‘Guardi mi farebbe piacere se una sera andiamo a cena con il generale. A questo punto essendo coindagati non ce lo possono negare’”. De Donno parla con Mori riferendo una conversazione avuta, secondo gli inquirenti, col senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, L’ex vicecapo del Ros – accusato di essere una delle menti della trattativa che, in cambio di concessioni a Cosa Nostra, avrebbe mirato alla fine delle stragi – e Dell’Utri discutono proprio dell’inchiesta. Dalla conversazione emergono, oltre ai giudizi dei due ufficiali sull’operato della procura, i loro rapporti con il senatore del Pdl. De Donno, in più passaggi si dice “molto felice” per l’annullamento con rinvio della sentenza di condanna del politico deciso dalla Cassazione.
Ma i due indagati non sembrano nutrire particolari preoccupazioni per la nuova inchiesta in cui sono coinvolti. Che Mori stigmatizza come “un tentativo (dei magistrati, ndr) che ha una sua fase ascendente di sopravvivenza professionale”. Citando un articolo sul Riformista dell’ex dirigente del Pci Emanuele Macaluso, poi, Mori dice: “Continua a fare battaglie a nostro favore”. E De Donno commenta: “Io credo che veramente tutti hanno capito come è la storia”.
Poi la storia del presunto “punciuto”, l’attributo che il giudice Paolo Borsellino avrebbe destinato a Subranni. “Io non conosco la signora Agnese però perchè dovrebbe inventarsi questa cosa su Subranni? Per cui presumo che probabilmente Borsellino l’abbia pure fatta ‘sta battuta con la signora… però bisogna vedere che cazzo intendeva lui… cioè ho tanto l’impressione che mò vogliono mettere in mezzo a Subranni come a Contrada, vogliono trovare un altro capro espiatorio a cui scaricare tutta la storia”. A parlare è sempre l’ex capitano De Donno che commenta, non sapendo di essere intercettato, le “rivelazioni” della vedova del giudice Borsellino, Agnese Piraino Leto, che ha raccontato ai pm lo sfogo del marito che, poco prima di morire, le avrebbe confidato che il generale Antonio Subranni, comandante del Ros nei primi anni Novanta, era “punciuto” (affiliato a Cosa nostra, ndr).
Ma De Donno, che parla della vicenda l’8 marzo scorso sia con un ufficiale dei carabinieri, Raffaele Del Sole, che con il generale Mori di una cosa è certo: Subranni non li avrebbe mai ostacolati: “Subranni ha scoperto i corleonesi e poi che fa, dopo si è pentito? S’è punciuto?”, si chiede De Donno. E non sarebbe lui “l’amico” che avrebbe tradito Borsellino, ma forse “Carmelo Canale” (un esponente dell’Arma molto vicino al giudice, processato e assolto dall’accusa di mafia, ndr). A raccontare la confidenza sul “tradimento” subito da Borsellino sono stati due magistrati, Alessandra Camassa e Massimo Russo. “Può darsi che sia vera ‘sta storia – dice De Donno a Mori – però il punto è: chi gliel’ha detto a Borsellino? Ai magistrati non dice il nome e parla di un amico carabiniere. Però amico carabiniere potrebbe essere Canale”. “E certo”, risponde Mori. “Eh, amico era più Canale che il generale Subranni. Quindi che abbia saputo qualcosa su Canale? E questo chiaramente, visto i rapporti con Canale, può averlo sconvolto”, ribatte De Donno.