Nato a Saint Paul in Minnesota e di origini svedesi, dopo aver terminato gli studi alla School of the Art Institute of Chicago, si iscrive dapprima all’Università di Chicago poi all’Università dell’Illinois. In seguito, Neiman entra in contatto con la Scuola di pittura di New York, dove viene scoperto da Hugh Hefner, il fondatore di Playboy, che dal 1957 lo invita a collaborare come disegnatore e illustratore della rivista.
Dagli inizi degli anni Sessanta, però, la sua carriera prende una direzione ben precisa, quando incomincia a dipingere, direttamente dai bordi campo, scene di match sportivi “epici”, che gli porteranno gloria e celebrità.
Durante la sua carriera, infatti, Neiman ha fissato su tela i principali eventi sportivi internazionali come cinque Olimpiadi, tant’è che ai Giochi di Los Angeles nel 1984 venne nominato artista ufficiale della manifestazione. Non mancano opere dedicate al principale evento sportivo targato Usa, il Super Bowl, al Gran Premio automobilistico di Monaco, le corse di cavalli ad Ascot, i campionati di tennis del Roland Garros, di Wimbledon e degli Us Open. Opere caratterizzate da uno spiccato cromatismo, da un’esplosione di colori magnetica e potente, come potenti erano i muscoli dei fisici in azione che immortalava.
Influenzato da artisti del calibro di Toulouse-Lautrec, Raoul Dufy e dai realisti di New York e dagli espressionisti, nelle sue opere oltre agli eventi sportivi e atleti – uno dei suoi dipinti più famosi in assoluto è quello del corpo nervoso e scattante del grandissimo Muhammad Ali – Leroy Neiman ha raffigurato anche immagini di caffè parigini come il Cafe de Flore, ma anche i safari in Africa, i bar storici, le città, oltre che ritratti di politici, celebre quello di Abraham Lincoln. Le sue opere oggi sono esposte nei pricipali musei di tutto il mondo: dallo Smithsonian Museum al Whitney Museum, dallo State Hermitage Museum russo al Wadham College di Oxford e in numerose gallerie.
Dopo che nel 2010 gli era stata amputata una gamba e nonostante l’età avanzata ha continuato a dipingere e regalare l’eternità con la tela ai suoi eroi, agli dei dello sport e a tutti coloro che lo affascinavano a tal punto da dedicar loro l’intera esistenza e la sua arte.