Probabilmente non ve ne siete accorti, dato che quel che accade in Futuro e libertà non gode più dell’attenzione dei media (e già questo sarebbe, per i dirigenti di partito, spunto per una seria riflessione…). Ma il mondo cosiddetto finiano è stato scosso ieri – dopo tre anni di svolte, “rotture” e aperture in tema di diritti civili e lotta all’omofobia – da una triste e “vecchia” polemica sul sostegno al Gay Pride di quest’anno.
Il mio amico Luciano Lanna, ex condirettore del Secolo d’Italia, ha descritto la situazione come meglio non si potrebbe. Ecco qui di seguito la sua riflessione, pubblicata su Facebook, con un titolo che da solo dice tutto quel che c’è da dire.
Perché Bocchino tradisce Fini?
Italo Bocchino, che è anche vicepresidente del partito al quale ho aderito un anno e mezzo fa (perché pensavo che dovesse fondarsi sui cosiddetti “strappi” finiani su diritti civili, immigrazione, antiislamofobia, rivalutazione del ’68, superamento dei perimetri destra/sinistra, chiara scelta di campo democratica e libertaria…) dichiara che un conto è «battersi per i diritti degli omosessuali, tenendo sempre distinte tali coppie dalla famiglia». E mi chiedo: cosa c’entrano le coppie e cosa le famiglie? I diritti degli omosessuali sono quelli di difendere i diritti delle persone (tutte) al di là della loro tendenza sessuale. Cosa c’entra la famiglia che è altra cosa e non coincide certo con la visione piccolo-borghese che intende la relazione famigliare col piccolo nucleo della cosiddetta famiglia mononucleare o ristretta? Scegliere e difendere la famiglia significa, dalle parti mie, contrastare la visione utilitaristica e solipstistica dell’esistenza, valorizzando i legami, parentali e non solo. Poi Bocchino aggiunge che altra cosa è aderire a «sfilate allegoriche spesso di cattivo gusto». Che è un attacco ai gay pride, che sono poi le manifestazioni con cui da anni gli omosessuali manifestano per i loro diritti, inclusi quelli a regolarizzare e normare le coppie gay. E ci mancherebbe pure che fossimo contrari.
Credo che Bocchino e quelli come lui dovrebbero rivedersi un bel film come “Una giornata particolare” oppure le pellicole che denunciavano la condizione dei gay nella Inghilterra liberal, dove fino agli anni 70 del 900 gli omosessuali rischiavano l’ergastolo (e il caso di Oscar Wilde lo attesta). Francamente non ho nessuna nostalgia di quei metodi, fatti propri sia dal regime che tradì gli ideali dannunziani e civili del primo fascismo che dell’Inghilterra liberale o conservatrice. Per quanto mi riguarda, da eterosessuale civile e cristiano, ho sempre attestato scelte di impegno politico contro tutte le discriminazioni. Si veda la voce “froci” al libro Fascisti immaginari che ho scritto con Filippo Rossi o la mia lunga intervista a “Omosessuali, compagni che sbagliano” di Enrico Oliari. Posizioni che sono state confermate dalle prese di posizioni pubbliche di Gianfranco Fini negli ultimi cinque-sei anni. Perché, d’altronde, avrei aderito a Fli?