Il progetto, secondo l'Espresso, prevede l'azzeramento dei vertici del Pdl e una "corazzata": Santanchè, Sgarbi, Bertolaso, gli animalisti della Brambilla e il nuovo guru Volpe Pasini
Silvio Berlusconi ha un piano segreto: candidare Matteo Renzi a palazzo Chigi. Lo rivela l’Espresso che cita un documento riservato commissionato dal Cavaliere a un gruppo ristretto di consiglieri capeggiati da Dell’Utri e Verdini (oltre che dal suo nuovo guru Diego Volpe Pasini). Il risultato sarebbe: “Via il Pdl e quasi tutti i suoi dirigenti, si propone di fondare una Lista civica nazionale che dovrà allearsi con il sindaco di Firenze, destinato a palazzo Chigi. Obiettivo: salvare Silvio dai giudici e (se possibile) farlo eleggere Presidente della Repubblica”. Il documento, scrive l’Espresso, “circolava ieri riservatamente nell’aula di palazzo Madama mentre i senatori si apprestavano a votare per l’arresto di Luigi Lusi. Appena arrivato da Milano, top secret, affidato soltanto a un ristrettissimo gruppo di notabili berlusconiani. Nessun file, solo carta, come ai bei vecchi tempi. Otto pagine dattiloscritte più la copertina, titolo ‘La Rosa Tricolore‘, sottotitolo ‘Un Progetto per vincere le elezioni politiche 2013’. E il simbolo, una rosa stilizzata con i petali rossi, bianchi e verdi su tutte le pagine”.
Renzi: “Mancano solo Capitan Uncino e il mostro di Lochness”. Renzi naturalmente nega, dice che l’Espresso è ridicolo, “però che schifo”. Poi risponde con ironia: “L’Espresso lancia con enfasi un piano di rinascita berlusconiana sparandomi in apertura. Ovviamente tutto senza chiedermi una dichiarazione, senza fare una verifica, senza nulla. E allora voglio svelare il mistero: il piano esiste! L’hanno firmato non solo Verdini e Dell’Utri, ma anche Luciano Moggi, Licio Gelli, Jack lo Squartatore e Capitan Uncino. Ma sono stato irremovibile: finche’ non me lo chiede il mostro di Lochness non accetto”.
Secondo quanto scrive l’Espresso il documento è composto da 8 pagine più la copertina. Titolo: “La rosa tricolore”. Sarebbe stato distribuito ieri al Senato, affidato a un gruppo di fedelissimi. Il sottotitolo è la dichiarazione d’intenti: “Un Progetto per vincere le elezioni politiche 2013”. Scorrere i nomi che vengono citati porta in effetti qualche dubbio, ma il piano – citato dall’Espresso – è ben chiaro nella missione: superare il disastro del Pdl e provare a non finire in rotta alle elezioni del 2013, ma eventualmente anche in caso di voto anticipato. I piani d’azione sarebbero tre: azzerare i vertici del Pdl, dal primo all’ultimo, tranne il solito Verdini; secondo, realizzare una rete tra liste “di genere” (imprenditori, giovani, animalisti, donne) tutte rigorosamente con la parola Forza nel nome; per finire, via Angelino Alfano, via Luca Cordero di Montezemolo, è il tempo di Matteo Renzi, che in realtà sta facendo una lotta serrata all’interno del suo, di partito, il Pd.
“Il Pdl – recita il documento, citato dall’Espresso – appare non riformabile e i suoi dirigenti hanno un tale attaccamento alla proprio posto di privilegio da considerare come fondamentale la sopravvivenza solo di se stessi. Miracolati irriconoscenti appiccicati sulle spalle di Berlusconi”. Mentre il Cavaliere non si potrebbe permettere una sconfitta elettorale: perché sarebbe privo di “protezione contro chi lo vuole morto finanziariamente, giudizialmente e fisicamente”.
La soluzione, insomma, è che si dimettano tutti, dal primo all’ultimo (a parte Verdini), che scompaiano da stampa e tv e non si ricandidino mai più, se non sono al primo mandato. Ce n’è anche per il segretario politico che – è sempre il documento citato dall’Espresso che lo dice – “aveva la possibilità di dimostrare la sua leadership e invece non ha fatto nulla dimostrando di far parte a pieno titolo della vecchia classe dirigente che i cittadini chiedono che venga sostituita con facce nuove giovani e non».
Ma perché Renzi smentisce ironizzando sulla composizione delle forze da sostenere in questo piano? Tutto parte dal fatto che, secondo il piano di rinascita, il partito tornerebbe a essere movimento, perché i Cinque Stelle insegnano. Costi bassissimi, nessun finanziamento pubblico, più internet e poca tv. C’è molto di Forza Italia, a partire da parte del nome delle liste civiche che andrebbero sostenute: Forza Donne, Forza Imprenditori, Forza Giovani. Tutti insieme in una lista civica nazionale. Forza Italiani, forse. O magari Forza Silvio. Secondo gli estensori del piano si arriverebbe addirittura a sfiorare il 30 per cento. E bisognerebbe aggiungere il Partito della Rivoluzione di Vittorio Sgarbi, la Destra di Storace, la lista Santanchè, gli animalisti della Brambilla, la lista Bertolaso (“Siamo Italia”), una lista con gli ex dc, una lista Sud e una lista Nord. Una lista per ogni gusto.
Per contro bisogna sostenere Marco Rizzo (!), ex Comunisti Italiani, espulso da quel partito e ora notoriamente a sinistra di Rifondazione Comunista (espresso il suo cordoglio al popolo nordcoreano quando morì Kim Jong-il). Perché toglierebbe voti alla coalizione di centrosinistra, secondo il piano dei neoberlusconiani.
Infine il candidato premier. Il migliore è Berlusconi, ma il presupposto è che senta “il fuoco dentro”. Le alternative?: Alfano “non crea trascinamento e emozioni”. Montezemolo è “troppo elitario e tentennante”. Passera è “privo di carisma e di capacità decisionali forti, mentre la permanenza nel governo Monti non lo aiuta”. Quindi il coniglio dal cappello: Matteo Renzi, il giovane scalpitante stretto tra i “vecchi” del Pd. “Se Berlusconi glielo chiedesse pubblicamente non accetterebbe – ammette il documento – Sarebbe un errore fare una richiesta pubblica da parte del leader”. Bisogna piuttosto “che Renzi si candidi da solo con la sua lista Renzi e che apra a tutti coloro che condivideranno il suo programma (ovviamente preventivamente concordato). A quel punto la nuova coalizione di centrodestra si confronterà con lui e deciderà di sostenerlo per unità di vedute e di programmi». Il programma? Il presidenzialismo sarebbe il fulcro. Poi meno tasse, condoni, via carcere preventivo e, ovviamente, intercettazioni.