Anche a Bologna nasce il NOA, l’ “Assemblea dei lavoratori dell’arte, della musica e dello spettacolo”. Il fratello autoctono del capitolino Teatro Valle Occupato, non poteva mancare nella città del Dams.
Costituitosi a maggio, il NOA (Nation of Art) esordisce con la sua prima performance il giorno della Festa della Musica, il “solstizio dell’arte”. Con l’inizio dell’estate, sembra prepararsi anche una nuova stagione di battaglie, sotto le Due Torri. “Libereremo presto uno spazio”, promettono. Anche se non tradiscono quale, assicurano: “sarà una Casa delle arti e della cultura. Uno spazio condiviso che poi verrà affidato alla cittadinanza, com’è successo col Teatro Marinoni di Venezia”.
L’occasione per presentarsi alla cittadinanza, gli artisti l’hanno cercata nel cuore del sistema lavorativo del mondo dell’arte: la sede bolognese della SIAE (Società Italiana Autori ed Editori), definita “fatiscente carrozzone burocratico che specula sul lavoro di una multitudine di artisti “.
Un flash mob all’insegna delle canzoni storiche soggette alla tassa che dovrebbe tutelare le opere d’ingegno e di carattere creativo, dunque l’operato dell’artista e i suoi diritti. Invece, per i giovani musicisti e artisti che stamattina hanno invaso la sede di via Orfeo: “questa tassa sulla cultura impone non solo un blocco nella diffusione, ma soprattutto non tutela in nessuna maniera i lavoratori dell’arte”. Sulla scia del Cinema Palazzo di Roma o del Teatro Garibaldi occupato di Palermo, compositori, registi e giovani attori, rilanciano l’idea della “cultura e l’arte sono un bene comune”, anche perchè il diritto d’autore, che nasce per garantire il guadagno legato all’operato artistico, per sua natura difficile da tutelare, si è trasformato in una tassa a “gestione monopolistica” e poco trasparente: “dei 150 euro per esempio che un locale paga per una rappresentazione alla SIAE (imponbile sullo spazio sonoro, ndr), 3 vanno all’autore: dove va a finire il resto ?”,denuncia Guglielmo Pagnozzi, compositore e portavoce del NOA.
“Viviamo in un Paese che si fa vanto del suo portato culturale e artistico ma la nostra vita come operatori dell’arte e della cultura è sempre più precarizzata. In poche parole – spiegano – non abbiamo alcun riconosciuto in termini di spazio, di diritti e di welfare”. E anche a Bologna questa situazione è evidente: “Le gallerie d’arte subiscono tagli, gli spazi dedicati alla musica soffrono sempre più pesanti limitazioni, luoghi che hanno supportato il lavoro di giovani artisti oggi protagonisti della storia dell’arte e della cultura contemporanea non esistono più, i teatri chiudono o devono tagliare il personale per poter sopravvivere, stessa cosa i cinema che mandando i lavoratori in cassa integrazione, e persino i grandi teatri tremano”. Questo il motivo per cui i “lavoratori a intermittenza”, come si definiscono, hanno deciso di unirsi e tutelare la cultura nella città dotta.
Il responsabile della sede locale della società, Claudio Bracchi, replica: “sbagliano a venire qui: siamo solo un ufficio operativo”. Quando si è visto invadere l’ufficio da 40 artisti armati di cartelli e megafoni, ha chiamato il 113, ma tutto si è risolto in canzoni e recitazioni. “Temo che ci sia solo molta disinformazione, e che questi attacchi alla SIAE possano essere un luogo comune. Sette anni fa fecero la stessa cosa: manifestarono e poi nulla di fatto”. “Segno che non è cambiato nulla”, ribattono dal NOA. Tranne che negli ultimi due anni, le occupazioni, o meglio, le “liberazioni” degli spazi dell’arte e della cultura, stanno zampillando per tutto il territorio italiano.
Il potente organo che dovrebbe tutelare “i diritti esclusivi di utilizzazione economica dell’opera (diritti patrimoniali dell’autore) e di diritti morali a tutela della personalità dell’autore”, ha raccolto critiche persino dai terremotati. Come denunciato dal Resto del Carlino, nella provincia di Forlì-Cesena la società si sarebbe accordata con l’Agenzia delle Entrate per controllare gli spettacoli nella zona balneare romagnola, imponendo l’imposta persino sugli spettacoli di beneficenza. Il caso era emerso su Facebook da alcuni organizzatori che si erano visti sottrarre ben 116 euro dalla società, per le musiche utilizzate durante una festa di raccolta fondi per il progetto “Pediatria a misura di bambino”. Come ha dichiarato il sindaco di Cesena Paolo Lucchi: “purtroppo sono ormai numerose le segnalazioni in merito all’impossibilità di abbattere i costi legati alla regolarizzazione Siae di iniziative musicali di beneficenza. E nonostante la grande disponibilità dimostrata dall’Ufficio Siae locale — come scrive Lucchi alla direzione generale della Siae — in un quadro generale in cui tutti i soggetti coinvolti si impegnano a lavorare su base volontaria, colpisce che non sia previsto l’annullamento dei corrispettivi per iniziative di beneficenza, aggiungendo così, di fatto, l’unico costo non trascurabile che è necessario sostenere”.
L’ente pubblico, contestato ormai soprattutto da coloro che dovrebbero invece esserne tutelati, come lamenta ultimo ma non ultimo il NOA di Bologna sembrerebbe, a detta dello stesso ex commissario straordinario Mauro Masi e essere arrivato al capolinea. In queste settimane governance, bilancio e ente sono per altro all’esame della Commissione Cultura della Camera di Deputati.