Mario Monti in questi giorni è un enigma. Nessuno, in Europa, ha capito cosa stia facendo, ma assomiglia molto a un bluff. Un ricatto, dice qualcuno, esplicitato nella notte di martedì al G20 di Los Cabos, in Messico. I giornali hanno raccontato che Monti avrebbe suggerito di usare i fondi salva Stati Efsf e Esm per intervenire sul mercato secondario – quello del debito già in circolazione – con acquisti massicci per abbattere lo spread. Il portavoce del Commissario Olli Rehn ha commentato: “paracetamolo finanziario”, solo un palliativo.
Ma gli sherpa ai tavoli tecnici sanno che Efsf e Esm già possono comprare i bond sul mercato, quando nascerà (a luglio) l’Esm potrà intervenire addirittura sul mercato primario, cioè direttamente alle aste dei ministeri del Tesoro. Soltanto che entrambi i fondi prevedono che gli aiuti siano accompagnati da un memorandum of understanding, cioè impegni vincolanti come quelli imposti a Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna (qui soltanto la riforma della finanza). E quindi a Bruxelles, ma anche a Berlino, le mosse di Monti e del suo ministro Enzo Moavero sono state lette così: visto che i due sono troppo preparati per non sapere come funzionano i fondi e visto che il premier continua a ribadire che non vuole sottomettersi alla troika (il trio Ue-Bce-Fmi che vigila sui memorandum), c’è solo una spiegazione. L’Italia sta chiedendo di avere aiuti senza memorandum. La richiesta è che l’eurozona nel suo complesso (e prima di tutti la Germania) si faccia carico di abbassare lo spread dell’Italia, caricandosi parte del rischio ad esso associato. Si vedrà poi come.
Si tratta di una pretesa quasi oltraggiosa, per come hanno funzionato le cose in Europa in questi due anni, legittimata soltanto dai conti ormai risanati dalle manovre (nel 2013 avremo un deficit attorno all’uno per cento). Come può Monti provocare così a una settimana dal decisivo Consiglio europeo del 28 giugno? Dispone di un formidabile, ma scivoloso, strumento negoziale: a luglio deve nascere il fondo salva Stati permanente Esm, che dovrebbe rassicurare i mercati sulla tenuta della zona euro, ma l’Italia può bloccarlo. L’inaugurazione e l’inizio delle attività è già previsto per il 9 luglio. Ma per varare l’Esm serve il consenso del 90 per cento del capitale, l’Italia pesa circa per il 17 e quindi è matematicamente decisiva. Se il Parlamento italiano non ratifica in tempo il trattato nazionale istitutivo dell’Esm, questo non parte. Gli spagnoli stanno in fibrillazione in questi giorni perché, a torto o a ragione, vedono in Monti un inedito alleato: se l’Esm ritarda, dovrà essere il fondo Efsf a prestare i 100 miliardi già concordati alle banche spagnole. Non è una differenza da poco: l’Esm è un creditore privilegiato, quindi chiunque comprerà debito spagnolo, pubblico o privato, dopo il suo intervento pretenderà un tasso più alto, sapendo che le banche (e lo Stato) devono prima rimborsare i 100 miliardi bancari e poi il resto. L’Efsf, invece, non è senior. Quindi non ci sarebbe questo effetto negativo. La Germania, ovviamente, preferisce la soluzione Esm che la mette al riparo da sorprese negative, vista la scarsa affidabilità dimostrata finora dal governo di Madrid.
É una partita sul filo dei giorni: il ricatto di Monti funziona soltanto se lui potrà andare al Consiglio europeo di Bruxelles con la prima approvazione dell’Esm in tasca. La Camera deve votare il 27, cioè la vigilia del Consiglio. Senza quel voto l’Esm si blocca, e Monti deve prepararsi a ricevere le ritorsioni tedesche a Bruxelles invece di incassare il massimo dividendo negoziale. Il ministro Enzo Moavero pare sia nervoso. Ma l’obiettivo vale i rischi : se a Monti riesce il colpo, anche senza eurobond l’Italia otterrà aiuti mirati che scaricheranno sui partner parte del costo del debito. In pratica degli Italy bond. Il premier chiarirà le sue richieste nel vertice di venerdì, a Roma, con François Hollande e Angela Merkel. La cancelliera ha chiesto di anticipare il summit per volare in Polonia a godersi Grecia-Germania. Avrà molto su cui riflettere, durante i 90 minuti della partita dello spread.
Twitter @stefanofeltri
Il Fatto Quodiano, 21 Giugno 2012