Chi l’ha detto che la musica classica debba per forza essere riservata ad un pubblico d’élite? Devono avere pensato così gli organizzatori dell’iniziativa che domani alle 18 e 30 porterà al Parco della Montagnola di Bologna brani di Brahms, Strauss e Dvorak, grandissimi compositore del 1800. In tutto un’ora di musica offerta da Ensemble Concordanze, associazione di musicisti conosciuta per avere portato la musica classica in luoghi difficili, come le carceri, il Cie di Bologna e l’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia. Assieme a Concordanze ad organizzare l’evento il Comitato Piazza Verdi. Il pubblico? Un po’ inusuale: migranti e senza casa. “Siamo andati dove queste persone sono ospitate in città – spiega Otello Ciavatti – ci siamo fatti aiutare da Piazza Grande e dal Centro stranieri della Cgil di Bologna. Speriamo di portare allo spettacolo 200 spettatori. La solidarietà la si mette in pratica nel concreto anche facendo cultura e ascoltando musica assieme”.
Titolo dello spettacolo di Concordanze: Un impero da ballare. L’impero è ovviamente quello austriaco, stato multiculturale che per centinaia di anni sotto l’aquila asburgica ha tenuto assieme etnie e popoli diversissimi tra loro. Per i musicisti di Concordanze “uno dei primi esempi di reale multiculturalismo in campo musicale”. Così a deliziare le orecchie degli ascoltatori, dalle previsione provenienti un po’ da tutto il mondo, ci saranno le musiche di quello che è unanimemente considerato il “Re del Vazer”: quel Johann Strauss conosciuto sopratutto per il suo famosissimo Sul bel Danubio blu. Oltre a Strauss ci saranno anche le danze ungheresi e slave composte da Johannes Brahms e Antonín Dvorak. Non solo classica però, in chiusura l’Ensemble Concordanze mostrerà come la musica dei tre compositori, a sua volta influenzata da tradizioni popolari e folkloriche dell’Europa dell’est, sia in ottima salute e viva nei walzer e nelle polke del liscio emiliano.
A seguire ci sarà un aperito offerto dal Piccolo bar Sublime e poi una cena offerta dalla Camst. Duecento porzioni a base di cus cus, pollo al curry con mandorle e noci, e ancora riso alle verdure, dolci e frutta. “Il nostro è un segnale simbolico – spiega Ciavatti – Vogliamo tentare di far capire a migranti e senza tetto che qualcuno pensa a loro e non solo per un piatto di minestra. C’è la cultura e noi vogliamo farla insieme. Un sogno sarebbe quello, per l’anno prossimo, di avere un’orchestra multiculturale, un ensamble con migranti provenienti da tutto il mondo”.