Mentre monta la polemica sui benefit alle squadre in caso di vittoria del torneo di Polonia e Ucraina, gli azzurri hanno deciso di utilizzare gli eventuali soldi dati dalla Federazione per aiutare le vittime del terremoto in Emilia. La palla ora passa alla Figc
L’Italia, da poco arrivata in Ucraina in vista del quarto di finale di domenica a Euro 2012 contro l’Inghilterra, continua a far parlare di sé anche per questioni extra-calcistiche. Ma stavolta non c’entrano scommesse e biscotti, le interviste di Cassano o le bizze di Balotelli. La notizia è un’altra e farà piacere a tutti i tifosi azzurri: la nazionale rinuncia ai premi-vittoria per Euro 2012. O meglio, rilancia: gli eventuali premi stabiliti dalla Federazione saranno devoluti in beneficenza per aiutare le vittime del terremoto in Emilia.
La decisione non è ancora ufficiale, bisognerà attendere le prossime settimane perché lo diventi. Ma non si tratta di un semplice pour parler. La Figc ha confermato che gli azzurri hanno avanzato una formale richiesta per destinare i loro compensi ai terremotati dell’Emilia. La quantificazione avverrà in un secondo momento: si parla di qualcosa meno di 200 mila euro a testa, e a questo punto spetterà ad Abete e agli altri dirigenti della Federcalcio fissare le cifre, senza grandi trattative. Per una volta basta parlare di soldi e questioni venali: la testa degli azzurri è solo all’Inghilterra. E magari ai tifosi meno fortunati che in questo momento hanno bisogno di un aiuto concreto, e non di sole emozioni.
La decisione non era poi così scontata. Anzi. In passato le cose sono andate molto diversamente. Basti pensare agli ultimi Mondiali 2010 e alla polemica scatenata dalle parole di Roberto Calderoli, esponente della Lega e allora ministro per la Semplificazione del Governo Berlusconi: alla sua richiesta di rinunciare al premio-vittoria, gli azzurri, Buffon in primis, risposero con una levata di scudi a difesa dei loro diritti. E delle loro tasche. Difficile dire chi avesse torto e chi ragione: di certo il dibattito fu poco gradevole.
Così come stonate suonano le notizie che in questi giorni arrivano dal resto d’Europa. Dalla Grecia, per esempio. Mentre il Paese è andato al voto per la seconda volta nel giro di due mesi e combatte una drammatica battaglia per la sopravvivenza economica, il presidente della Federcalcio, Sofocle Pilavos, promette ai suoi giocatori una lauta ricompensa in caso di vittoria: addirittura la metà del premio pagato dalla Uefa, circa dodici milioni di euro che divisi per i 23 convocati fanno quasi 500 mila euro a testa. Altro che austerity: uno schiaffo in faccia ai 30 mila dipendenti pubblici che si sono visti decurtare lo stipendio anche del 40%, per fronteggiare la crisi. Poco male, si dirà: gli ellenici, oggi attesi dall’impossibile sfida alla Germania, non hanno troppe chances di arrivare in fondo alla competizione.
Lo stesso discorso non vale però per la Spagna, campione d’Europa e del Mondo in carica e super-favorita del torneo. Anche intorno alla Roja infuria la polemica sui premi-vittoria. La Rfef (Real Federación Española de Fútbol) si è detta pronta a sborsare fino a 7 milioni in caso di successo finale, circa 300 mila euro a testa. Cifre tutto sommato normali, in linea con la media europea. Ma lo scandalo è dovuto ad una clausola nell’accordo che permetterebbe ai giocatori di intascare la somma esentasse, sottraendo alle casse dello Stato 3,5 milioni di euro. Per placare le critiche alcuni giocatori starebbero pensando di devolvere parte del compenso in beneficenza, ma la questione è ancora tutta da valutare.
Mentre in Ucraina la Federazione, come annunciato dal presidente Grigori Surkis, ha deciso di premiare Shevchenko e compagni con un milione di euro per la sola vittoria nel match inaugurale contro la Svezia. Peccato, però, che poi sia arrivata ugualmente l’eliminazione… Da noi no. Gli azzurri hanno voluto dimostrare che anche i calciatori hanno una coscienza. Regalando agli italiani un motivo in più per tifare Italia.