“Ho bisogno di sfogarmi per quel che mi è successo in questi giorni. Io e il mio fidanzato stiamo cercando casa a Milano. Dopo varie ricerche avevamo trovato la casa perfetta per noi, un appartamento in Ripamonti molto carino, con un bel terrazzo, non arredato, sugli 80 metri quadri, a 1000 euro mensili. (…)
La proprietaria voleva garanzie, giustamente, e volendo cointestare il contratto di affitto pretendeva che entrambi mandassimo qualcosa. Davide, lavorando nell’azienda di famiglia, ha mandato la visura camerale (o qualcosa di simile, non me ne intendo e potrei aver utilizzato il termine sbagliato), mentre io ho mandato la copia del contratto che mi lega a Pokeroom.
Non appena ho inoltrato i miei dati, è scoppiato un pandemonio. Mi ha chiamato immediatamente l’agente immobiliare, una ragazza molto gentile, dicendo incredula che la proprietaria si era infuriata, perché una pokerista non era persona gradita nella sua casa, e che nella sua fervida immaginazione io avrei sicuramente organizzato una bisca clandestina nel suo appartamento (certo, se sono pokerista sono anche una delinquente, e nel tempo libero dalle ore in cui gioco online e dalle numerose trasferte mi diletto nell’illegalità). (…)
Non c’è stato verso di farle cambiare idea. Sono rimasta senza parole. Anche perché abbiamo offerto varie opzioni, far intestare il contratto di affitto ai genitori di Davide, creare una polizza fideiussoria assicurativa o addirittura bancaria. Niente. (…)
Non è una novità che siamo malvisti dai bigotti (bigottismo=ignoranza). Quanta gente si è rovinata col poker? D’altra parte, il poker è l’unico lavoro in cui si spostano somme di denaro, negli investimenti in borsa, nell’aprire un ristorante, o un negozio, si utilizzano caramelle gommose! E in questi lavori nessuno mai si è rovinato, giusto?
La gente non capisce che il poker è un gioco di abilità, se sei abile nel capire le situazioni al tavolo, nella strategia di gioco, e nell’amministrare il capitale di investimento, alla fine vinci. Ci sono momenti in cui va male, e momenti in cui va meglio, un po’ come tutti i lavori in cui si spostano soldi. Se sei bravo, farai investimenti promettenti in borsa, il tuo ristorante frutterà dei guadagni, il negozio andrà a gonfie vele.
E così siamo ancora senza casa per colpa del mio lavoro. O meglio, per colpa di chi interpreta male il mio lavoro. E mi chiedo: se questa regina del perbenismo sapesse che a 18 anni (ora ne ho 29) sono andata a fare l’università a Firenze, senza chiedere un soldo ai miei, e da allora mi son sempre mantenuta con le mie forze, non ho mai avuto un debito con nessuno, nemmeno nei momenti difficili, cambierebbe qualcosa? Credo di no.”