Paolo Bruni, vicino a Pierferdinando Casini, è stato per oltre 20 anni al timone di Confcooperative Ferrara ed è finito sul banco degli imputati nel 2009 per via del suo braccio destro, Vincenzo Sette, stanco di firmare assegni, con soldi provenienti dal ministero dell'Agricoltura, di dubbia destinazione
Il “cavalier Bruni”, come è conosciuto negli ambienti che contano, 53 anni, è stato per oltre vent’anni al timone di Confcooperative Ferrara. Dimessosi dopo l’inchiesta della guardia di finanza sui suoi sospetti rimborsi spese e spese di rappresentanza, è tuttora presidente di Cogeca (la Confederazione generale delle cooperative agricole dell’Ue), ex numero uno di Apo Conerpo e tuttora al vertice di Fedagri-Confcooperative. Il suo volto è noto anche per le numerose comparsate in qualità di ospite fisso in programmi televisivi della Rai. Bruni è anche uomo con grosse entrature nella politica romana e lo si descrive come vicino a Casini. Fu lui alcuni giorni fa a “scortare” nella sua visita alle zone terremotate l’ex presidente della Camera.
Nel novembre del 2009 il suo ex braccio destro, Vincenzo Sette, all’epoca amministratore delegato di Sviluppo cooperativo srl (carica dalla quale si è dimesso subito dopo aver presentato la denuncia), società interamente partecipata dalla Confcooperative provinciale, presentò un esposto alle fiamme gialle. Sette si era stancato di firmare assegni per dubbie destinazioni di denaro.
Quali destinazioni? Un esempio è emblematico. È il 18 luglio del 2009. Bruni festeggia il suo cinquantesimo compleanno. Attorno vuole gli amici più cari. Pranzo e pernottamento per circa novanta persone. In mezzo le bellissime delle tv ed ex ministri. La location è uno degli hotel più prestigiosi della laguna di Venezia. Il tutto per la modica cifra di 75mila euro, pagati – denunciò Sette – da Sviluppo Cooperativo e Confcooper Agri (altra società nella quale Bruni rivestiva incarichi di vertice). La motivazione della spesa fu quella di presentare una guida alle Cooperative unita alla degustazione di prodotti agro-alimentari.
Una volta aperto il relativo fascicolo, la procura di Roma contesterà a Bruni l’appropriazione indebita di consistenti somme di denaro e di averle utilizzate per attività estranee al suo mandato.
Si parla di fondi derivanti da finanziamenti pubblici erogati dal Ministero per le Politiche agricole e forestali alla Confcooper Agri Società Cooperativa e alla Confcooper Società Coopertiva, di cui Bruni è stato a vario titolo l’effettivo gestore. L’imputato vip ha chiesto e ottenuto il patteggiamento della pena, con la concessione da parte del gip Orlando Villoni del tribunale di Roma della sospensione visto il “ravvedimento operoso” dell’imputato (che aveva versato al Fondo unico giustizia 226mila euro, residuo dei 356mila contestati nel capo B dell’accusa) che secondo il giudice ha dimostrato di “aver compreso il disvalore della condotta posta in essere”.
Non è del tutto convinto chi ha fatto scoppiare il caso, perché “resta il rammarico per il distorto uso delle risorse pubbliche erogate dal Mipaaf”, come commenta Sette. L’ex numero due delle coop bianche di Ferrara si rincuora tuttavia del fatto che la pronuncia del tribunale di Roma “consentirà alle cooperative e ad i soci delle stesse che con grandi sacrifici amministrano le aziende, di chiedere pubblicamente conto al signor Paolo Bruni di quanto accaduto al fine di ottenere risposte anche al di fuori delle aule dei tribunali. Solo così la denuncia presentata dal sottoscritto potrà assumere non solo una valenza giuridica ma anche etica e sociale”.