Lusi, sciagurato dilapidatore di danaro destinato a finanziare i partiti e quindi già discutibile come investimento, non è riuscito a salvarsi da Rebibbia. S’è deciso di trattarlo come qualsiasi altro individuo reo di appropriazione indebita. No, non è l’improvvisa maturazione di una classe politica da sempre compatta nel salvare il didietro ai colleghi.
È il vento caldo delle prossime elezioni, reso rovente dal risultato delle precedenti. Tutti i partiti, chi più verosimile per lunga tradizione giustizialista (Idv), chi piuttosto inverosimile per inveterata abitudine ad accogliere e proteggere collusi e mafiosi (Pdl), hanno aperto la caccia al consenso del popolo. Purtroppo, nel frattempo, il popolo – come Beppe Grillo dimostra – ha raggiunto un punto di esasperazione imprevedibilmente elevato.
Che cosa gli sacrificheranno per ammansirlo? Un manigoldo scaricato (col rischio che parli: onorevole Lusi, faccia assaggiare il suo caffè dai secondini), è insufficiente a sedare la bestia democratica. La scorta di vergini è esaurita da un pezzo. Prima o poi toccherà ridurre lo stipendio, licenziare il portaborse, vendere l’autoblu. E perfino andare in pensione.
Il Fatto Quotidiano, 22 Giugno 2012