“Non avevo più rivisto Alle soglie della vita da quando l’avevo fatto, nell’autunno del 1957. Questo non mi ha impedito di parlare del film in termini negativi. […] Lo rivedo ora in solitudine nel mio cinematografo di Fårö. Avevo letto la bella raccolta di racconti di Ulla Isaksson, La zia della morte, e ero affascinato da due di essi che, messi insieme, avrebbero potuto costituire il materiale per un film. […] Sedevo al buio, da solo e senza essere influenzato da nessuno. Ecco ciò che vidi: una storia ben raccontata e minuziosa di tre donne in una stanza d’ospedale. L’insieme era corretto, caldo e intelligente, con una recitazione in gran parte di prima qualità”.
Ingmar Bergman, Immagini, Garzanti, Milano, 1992, p. 271 -273
Sulla soglia del cinema è la notte che
Fuori Orario dedica a Ingmar Bergman, lunedì 25 giugno da mezzanotte e mezza su Rai 3, con la messa in onda, in prima visione televisiva, di
Alle soglie della vita (1958), preceduto da
AIÒN 001, una performance interattiva del musicista e compositore Marco Rocca che manipola e assembla le immagini del maestro svedese.
Insieme a
Un mondo di marionette (1980) è probabilmente il lavoro di
Bergman più ingiustamente dimenticato, anche dallo stesso autore che ne parlava
raramente e controvoglia con l’eccezione indicata. Schiacciato, in una filmografia strabiliante, tra due macigni come
Il posto delle fragole (1957) e
Il volto (1958), più complessi e riusciti senza dubbio, ma meno alla portata di tutti,
Alle soglie della vita è stato sempre relegato tra le opere minori nonostante le prestazioni attoriali del tris d’assi Ingrid Thulin, Eva Dahlbeck e Bibi Andersson e la presenza di alcuni elementi che avranno pieno sviluppo nei lavori successivi: su tutti il personaggio dell’infermiera che anticipa quello della domestica nel sublime
Sussurri e grida (1973).
Il tema è esattamente espresso dalla traduzione italiana che ridonda lo svedese Nära livet, letteralmente Vicino alla vita: un’immagine imprecisa della possibilità di nascere, un accesso all’esistenza che potrebbe anche essere negato. Tre donne sul punto di partorire vivono, ciascuna a suo modo, un evento in grado di cambiarle per sempre tra un tono di tagliente e quasi brutale realismo e una comprensione dell’universo femminile che, come accade spesso con Bergman, lascia senza fiato.