Il vicedirettore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, ospite de “L’Intervista”, in onda su su Sky Tg24, analizza svariati temi di politica e di attualità.  Il primo argomento affrontato verte sul probabile voto anticipato che, secondo Travaglio, non è da escludere. “Si potrebbe votare entro fine anno a causa di un incidente diplomatico legato a due fattori” – dichiara il giornalista – “Da un lato, i partiti sanno che il tempo gioca contro di loro e a favore di Grillo, Pizzarotti permettendo. Dall’altro lato, ci sono mine vaganti che costellano il governo nei prossimi mesi, un governo che, fatte le cose richieste dall’Europa a danno dei ceti più deboli, non ha più una gran “mission” da qui al prossimo anno. E’ un governo che ormai tira a campare“.
“La mina più grossa e più esplosiva” – continua Travaglio – “è quella che chiamiamo ‘legge anticorruzione’, anche se si è trasformata in un brodino che contro la corruzione non fa nulla ma riesce addirittura a depotenziare il reato di concussione che interessa sia Berlusconi per il processo Ruby, sia Penati per il processo di Milano”.
E’, tuttavia, una legge che, secondo Travaglio, potrebbe far saltare al Senato la maggioranza Alfano-Casini-Bersani.
Riguardo al sindaco di Parma, Pizzarotti, e alle sue difficoltà nel creare la giunta comunale Travaglio sostiene: “E’ gente totalmente nuova alla politica, fuori dai circuiti. Un partito tradizionale avrebbe impiegato mezza giornata a fare la giunta. Avrebbe preso, come ha detto Crozza, la figlia del segretario, l’amante del presidente, la cugina del tesoriere”. E ancora: “Credo che anche la città di Parma che ha portato su il movimento 5 Stelle non abbia un atteggiamento collaborativo”.
Il vicedirettore del Fatto parla anche del suo ventennale rapporto di amicizia con Beppe Grillo e della sua ultima intervista al comico genovese. “Non posso rinnegare un’amicizia di vent’anni” – spiega – ” Nella mia intervista a Grillo è prevalso il dovere di cronaca e il piacere di comunicare ai lettori qualcosa che non sapevano. Infatti in quell’intervista, secondo il mio modesto parere, emerge un Grillo inedito, molto meno spavaldo e spaccone della vigilia elettorale. Ma la differenza fra me e quelli che andavano a intervistare Craxi in ginocchio negli anni ’80” – prosegue Travaglio – “è che loro erano stati messi da Craxi alla Rai. A me Grillo non ha messo da nessuna parte e non metterà mai da nessuna parte. Questa è la ragione per cui sono tranquillo”.
E precisa: “Se Grillo farà una cazzata (qualcuno dei suoi ha già fatto una cazzata e io l’ho già scritto) a maggior ragione lo scriverò. Perchè non devo niente a nessuno per mia fortuna”.
Nel corso dell’intervista, Travaglio tocca anche il tema delle primarie del PD (“Gli elettori del PD meritano primarie che vadano oltre Bersani e Renzi”), il caso Lusi e quello Formigoni. Ed infine analizza l’argomento spinoso della trattativa Stato-mafia. “Nel ’92-93 non si è svolta una presunta trattativa” – dichiara Travaglio – “ma è avvenuta una vera, confessata e ormai dimostrata trattativa tra lo Stato e la mafia. Si tratta di capire se quella trattativa nasceva da buone intenzioni, come dicono gli ufficiali del Ros dei carabinieri, o se invece è stata fatta sin dall’inizio, come dice la Procura di Palermo, per salvare la pelle ai politici. Questi” – continua Travaglio – “avevano appreso di essere nel mirino di Cosa Nostra dopo che un loro collega, Salvo Lima, era stato assassinato in quanto ritenuto traditore dai suoi amici mafiosi. Questa trattativa purtroppo come risultato non ferma le stragi, ma le moltiplica perchè i capi della mafia capiscono che più alzano il tiro più cose riescono ad ottenere. E infatti nel ’93 ottengono la revoca del 41bis per 400 e più boss detenuti a firma del ministro Conso. Il ministro Conso naturalmente non può aver fatto tutto da solo. Il capo del governo era Ciampi, il Ministro dell’Interno era Mancino, il Presidente della Repubblica, che si era attivato per modificare il vertice della direzione delle carceri dove era applicato il 41bis, era Scalfaro. Questa era la prima parte della trattativa” – puntualizza – “Poi ce n’è una seconda che, secondo i magistrati, fu portata avanti da Dell’Utri e da Berlusconi che mise fine alla stagione stragista”.
Il vicedirettore del Fatto risponde così a chi parla di “campagna del Fatto Quotidiano”: “Non esiste nessuna campagna. ‘Il Fatto Quotidiano’ ha raccontato le telefonate tra Mancino e il consigliere del Quirinale Loris D’Ambrosio e ha raccontato che sul telefono di Mancino sono arrivate due telefonate del Capo dello Stato” E conclude: “Conoscete qualche cittadino che quando si lamenta dei magistrati che lo stanno interrogando chiama il Quirinale, ottiene udienza e alla fine il Quirinale interviene sulla Cassazione e sulla Procura Nazionale Antimafia per fare i suoi interessi?”

Articolo Precedente

Formigoni, il nuovo Solzenicyn

next
Articolo Successivo

Rifondare l’Italia. Partendo dalle donne

next