Capitale corrotta, nazione infetta… capitale impoverita, nazione allo stremo. Ingiustamente vituperata dai leghisti, che si sono poi dimostrati dei veri ladroni, la città dove sono nato e ho sempre vissuto ha visto in realtà la presenza costante di una grande massa di persone che fanno parte del proletariato e di un ceto medio oggi fortemente colpito dalla crisi e dal processo di redistribuzione di reddito alla rovescia che l’accompagna.
Tornano di attualità gli amari stornelli di un tempo come questo:
” Roma Roma città tanto cara
dove se magna se beve (poco) e se paga
eee si c’è qualche disoccupato
che nun ha magnato
ce stà’l cosimato
c’è villa borghese pe annà a digerì
regina coeli pe annacce a dormì
e la mia cara gente
ce stà ‘n po de tutto
‘l ladro ‘l farabbutto e l’impiegato c’è
io ce so stato e ce se stà bè
pe li vecchi ce sta santa calla
pe le vecchie ce stà sant’onofrio
e allora cara gente
a Roma nostra nun ce manca niente
ce stà la ricchezza e la gran povertà
chi magna tanto e chi stà a sbadiglia
O Roma Roma città tanto cara
ce stà caro perfino il carbone
e la mia cara gente
ce sta ‘n po de tutto
‘l ladro ‘l farabbutto e l’impiegato c’è
ce mancavamo noantri tre….
O anche un non dimenticato classico del canzoniere del Lazio: sò stato a lavorà pé coprì er fosso…
Oggi Roma nostra è cambiata sicuramente in peggio, crescendo senza un disegno programmatorio preciso, all’insegna degli interessi della speculazione finanziaria ed edilizia, fortemente intrecciate del resto tra di loro, e solidamente insediate nelle sedi decisionali fin dai tempi di Rutelli e di Veltroni, per non parlare di Alemanno che oltre ad essere succube e complice dei poteri forti ha mostrato una singolare inefficienza e una deplorevole propensione al clientelismo più sfacciato.
Di fronte a questo stato di cose è bene che, come affermano Paolo Berdini e Antonio Castronovi sul manifesto di venerdì scorso, che i romani si riprendano la loro città. Esiste del resto un fitto tessuto di comitati, operanti sul territorio per costruire un’autentica partecipazione democratica sulle scelte urbanistiche, per il diritto all’abitare, per una città a misura di esseri umani e non della speculazione favorita dalle varie caste che si sono finora alternate al potere.
Da questo punto di vista pare assumere valore particolare l’assemblea cittadina contro il consumo di territorio e la cementificazione della città che si terrà prossimamente al Teatro Valle, con la partecipazione dei vari comitati di cittadini che si oppongono ai parcheggi interrati e ad altre speculazioni di questo genere.
E’ anche necessario che questa mobilitazione sappia operare sul piano elettorale. Nessuna delle candidature finora ufficialmente affacciate, compresa quella di Nicola Zingaretti, offrono in questo senso garanzie efficaci di contrasto della speculazione. Non scrivo per pregiudizio politico, ma perché, in un incontro con Zingaretti, gli ho posto esplicitamente la questione dei parcheggi, senza ottenere alcuna risposta. Mi auguro di sbagliarmi, ma questo silenzio mi è sembrato implicita ammissione del fatto che il blocco dei poteri forti continua ad esercitare condizionamenti e pressioni su chi si atteggia in qualche modo ad erede di Rutelli e Veltroni.
C’è insomma un filo rosso che unisce la lotta per la difesa dei beni comuni e quella per la democrazia, ben rappresentato nella vicenda del referendum sull’acqua pubblica. Il fatto che non si possa procedere, a nessuna condizione, alla vendita di quote della municipalizzata competente in materia, deve costituire un argine invalicabile per qualsiasi amministrazione futura, ma discorso analogo va applicato a tutti gli altri beni comuni sempre più necessari per garantire una vita degna alla popolazione romana, primi fra tutti territorio e sottosuolo.
Tradurre anche sul piano elettorale questa impostazione rappresenta oggi per noi tutti che abbiamo a cuore democrazia e beni comuni una sfida prioritaria ed urgente. Dopo Napoli e Palermo, dopo Milano, Cagliari e Genova, anche Roma deve ricevere finalmente un’amministrazione dignitosa e fedele a questi principi fondativi inderogabili.