La turpe trattativa mafia-Stato, a causa delle reticenze e dei timori di Nicola Mancino, arriva a coinvolgere l’illustre inquilino del Colle che vuol difendere ad ogni costo una stabilità sempre più malata e paralizzante.

 Sempre limpido fu quell’uom sul Colle

Sei anni fa chiamato al Quirinale,
ci ritroviamo non un Presidente,
ma un’icona, un campione di morale,
il messia tanto atteso dalla gente.

Soltanto il nominar Napolitano
senza lodarne l’imparzialità
e un senso dello Stato sovruman0.
è colpa grave di lesa maestà.

Di criticarlo, poi, non se ne parla
e il dir che si fa in quattro per Mancino
è svergognata, temeraria ciarla,
ad un’empia bestemmia assai vicino.

Scalfari: “Dissennato chi lo attacca!
Il Pd: “Bando ad ogni insinuazione
con cui si assal di Monti la baracca!

Stop ad ogni struméntaliazzazione!“,

raccomanda il ministro alla Giustizia.
Basta veleni contro il Quirinale!“,
la colomba Frattini ci delizia
ed anche Formigoni è solidale,

il che certo per Giorgio non è bello.
Viétti: “Polemica senza ragione!
Il délegittimarlo è uno sfracello!“,
sentenzia della Camera il padrone.

La colpa? Il consigliere avrebbe detto,
per suo conto, a un Mancino tremebondo:
Se ad angustiarti tanto è quel sospetto
che provochi Martelli un finimondo

nel confronto che vuole Di Matteo,
non hai pensato di parlar con lui,
in privato, per far poi marameo
alla Corte e evitare i tempi bui?

Subornazion di un teste? Ma che dite?
L’accordo che veniva consigliato
non era su quel tema dinamite
che fu la trattativa mafia-Stato,

ma sulla scelta per la Nazionale
d’un centravanti che faccia sfracelli:
Mancino preferiva Di Natale,
a Martelli piaceva Balotelli.

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